7+7= l’arcobaleno della vita

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» Per preparare la tela…

Care ragazze e cari ragazzi,
che riceverete la Cresima nel prossimo futuro, o come molti di voi dicono «a ‘na certa…»!

Desidero rivolgermi a voi con un linguaggio semplice e, se ci riesco, a tratti scherzoso e informale.
Succede spesso a noi “nonni” che, dopo una vita in cui abbiamo svolto i nostri compiti con serietà e usando linguaggi complessi e ricercati, ci scopriamo a dover dire cose semplici ma senza riuscire a trovare le parole, così mi sforzerò di dire quello che sento dentro di me con semplicità e con franchezza.
Sono ormai più di 14 anni che sono qui a Rieti e molti di voi erano appena nati, o ancora dovevano nascere, quando io arrivavo come Vescovo di questa Chiesa; in questi anni mi sono sempre intrattenuto con i vostri amici e compagni che hanno ricevuto la Cresima prima di voi e ho quasi sempre celebrato di persona questo momento importante nella vita di una giovane e di un giovane della vostra età, ma non mi ero mai rivolto a loro con una lettera come faccio adesso.
Ho intitolato questa lettera con dei numeri, non è frequente, ma spero di incuriosirvi almeno con questo; 7+7, direte voi, fa 14, un po’ come gli anni che io sono qui a Rieti, ma per noi credenti non fa un numero, bensì una frase, sì, sono 14 colori che fanno un arcobaleno, l’arcobaleno della vita cristiana: si tratta dei 7 Sacramenti e dei 7 doni dello Spirito Santo.
In questa breve lettera, che indirizzo a voi, non ne parlerò tanto in termini dottrinali o biblici, catechistici o dogmatici, per questo ci sono i vostri parroci, i catechisti e, perché no, i vostri genitori che sono i primi educatori nella fede.
Perché ve ne voglio parlare in termini semplici e alla vostra portata? Semplicemente perché vorrei che queste 14 cose possano servirvi a vivere in modo più pieno la vostra adolescenza e la vostra vita; non so se ci riuscirò, ma ci provo.
Non svilupperò questa lettera in capitoli, come faccio di solito quando scrivo alla Chiesa di Rieti, ma in due tavolozze, come quelle in cui si mettono i colori per pitturare una tela o un quadro, nella prima tavolozza metterò i colori dei Sacramenti, nella seconda quelli dei doni dello Spirito.

» Prima Tavolozza

I 7 colori dei Sacramenti

Come sapete i Sacramenti si distinguono in quelli dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Confermazione e Eucaristia); Sacramenti della guarigione (Penitenza e Unzione degli infermi); Sacramenti al servizio della comunione e della missione (Ordine e Matrimonio). Essi toccano i momenti importanti della vita cristiana. Tutti i Sacramenti sono ordinati all’Eucaristia «come al loro specifico fine» (san Tommaso d’Aquino).
Ciò che il Credo della fede professa, i Sacramenti lo comunicano. Infatti, con essi i fedeli ricevono la grazia di Cristo e i doni dello Spirito Santo, che li rendono capaci di vivere la nuova vita di figli di Dio nel Cristo accolto con la fede.

Battesimo

Per il Battesimo voglio scegliere l’azzurro, che è un po’ il colore dell’acqua; anche il libro su cui è scritta la celebrazione del Battesimo è azzurro, chissà, forse proprio per richiamare il colore dell’acqua.
Con questo sacramento siamo tutti entrati a far parte di una famiglia, la famiglia della Chiesa, subito dopo il nostro ingresso nella famiglia che ci ha dato la vita. Eravamo dei piccoli marmocchi; molti di noi hanno pianto mentre le nostre mamme ci trastullavano per farci stare zitti, qualche sacerdote che amministrava il sacramento si sarà pure spazientito.
È stato il momento in cui ci è stata donata la vita divina, grazie alla quale siamo stati incorporati a Cristo, un po’ come quando si comincia a fare una cosa nuova.
È il sacramento che noi cattolici condividiamo anche con i cristiani delle altre confessioni non cattoliche, come i Riformati, spesso detti Protestanti, e gli Ortodossi.
Nel mondo siamo due miliardi, circa, di battezzati cristiani, su una popolazione di oltre sei miliardi. Siamo in tanti ad aver ricevuto la vita divina di Gesù, e solo per questo dovremmo essere così forti e determinati da cambiare il mondo, ma sembra che sia molto difficile.
In realtà abbiamo tutti gli strumenti per cambiare le cose, ma spesso ci mancano la volontà e l’entusiasmo.

Cresima

È quel sacramento che dovete ricevere voi e per il quale scelgo il rosso del fuoco, ma anche il rosso dell’amore; infatti ci ricorda le lingue di fuoco sotto forma delle quali scese lo Spirito Santo sopra gli Apostoli riuniti nel Cenacolo. Ma sappiamo anche che lo Spirito Santo è l’Amore che lega il Padre al Figlio: è la terza persona della Trinità. Con questo sacramento, che viene chiamato anche della maturità cristiana, voi diventate pienamente cittadini della Chiesa: lo siete diventati già col Battesimo, ma ora divenite cittadini maggiorenni della Chiesa e quindi, senza fuggire via da essa, potete dare il vostro specifico contributo anche, sempre con discrezione, facendo valere le vostre ragioni con i sacerdoti e i catechisti, oltre che con i genitori. Non siete più bambini da guidare, ma dovreste cominciare a guidare gli altri. È un impegno non facile, ma stimolante e avvincente.
De suoi doni parlerò nella tavolozza sui doni dello Spirito.

Eucaristia

È il sacramento nel quale Gesù, più che in altre realtà spirituali, si rende presente, anzi la sua presenza diventa reale, pur se nella realtà sacramentale.
Forse è anche il sacramento più difficile da spiegare anche se uno dei suoi aspetti più evidenti è quello del banchetto: quando ci si incontra tra amici, sia nelle case che in pizzeria o in qualche locale, cosa si fa? Si mangia insieme e si parla, e così si rafforzano i legami di simpatia e di amicizia; ma nel partecipare al banchetto eucaristico avviene qualcosa di più. In realtà Gesù ha scelto di restare con noi fino a quando vedremo Dio faccia a faccia. Per restare con noi ed anzi rendersi presente realmente, ha scelto di “nascondersi” nel cibo più comune, il pane e il vino, un po’ come quando voi stringete un oggetto che è appartenuto o appartiene ad una persona cara: sapete che quell’oggetto non è la persona, ma voi sentite che quella persona è lì con voi, presente proprio grazie a quel segno che portate con voi.
Ecco perché la partecipazione alla Messa domenicale non è semplicemente la partecipazione ad una preghiera che potrei fare pure a casa, ma è la preghiera per eccellenza, il sacrificio della croce che Gesù rinnova per noi e con tutto l’amore di cui è capace chi sa dare la vita per i propri amici.
Mi rendo conto che è molto più difficile da spiegare che da “sperimentare” nella fede che ci accomuna e ci edifica come Chiesa.
Per questo sacramento vorrei scegliere il giallo oro, che è un po’ il colore della luce, del sole, della vita.

Penitenza

Questo è uno dei sacramenti più difficili da spiegare, eppure è quello che esprime una delle dimensioni più comuni della vita quotidiana; quando sbagliamo a fare o a dire qualcosa verso qualcuno ci viene da chiedere scusa. A volte non lo facciamo perché ci vergogniamo oppure perché ci sembra un atto di debolezza, ma dentro di noi riconosciamo di aver sbagliato. Ecco, questo sacramento ci aiuta a chiedere scusa a Dio, oltre che ai nostri amici, per il male che a volte facciamo o con malizia e volontà, o senza riflettere bene, magari trasportati dalle passioni o dagli scatti incontrollati.
Alla vostra età non fate, forse, molti peccati, e magari quelli che fate non sono tanto gravi, ma accostarsi spesso a questo momento in cui ci riconciliamo con Dio e con i fratelli ci educherà a vivere nel futuro i nostri ripensamenti, per gli errori e i peccati commessi, con maggior serenità. Ci aiuta a chiedere scusa, a capire che possiamo sbagliare e che possono sbagliare anche gli altri; chiedere di essere perdonati ci allena anche a perdonare e ad essere meno esigenti e duri soprattutto verso gli altri.
È uno dei sacramenti della guarigione del nostro spirito, per il quale vorrei scegliere non il colore viola, che di solito gli si attribuisce, ma il bianco, perché quando facciamo esperienza della misericordia del Signore, la nostra coscienza torna pulita, un po’ come quando cancellate con la gomma, su un foglio, i segni di una matita.

Unzione dei malati

Alla vostra età vi sembra che la vita non abbia fine e che non possa essere anche dolore; eppure ne vedete tanto non solo nei mezzi di informazione, ma anche in realtà più vicine a voi. Accade quando un nonno o un parente prossimo si ammala, perché anziano o per qualche malattia.
Allora, in quei momenti, non servono solo le medicine, per guarire o per cercare di ridurre il dolore, ma serve anche la vicinanza, l’affetto dei parenti, dei nipoti. Ecco, con questo sacramento la Chiesa, che è una grande famiglia, vuole portare la sua vicinanza alle persone che soffrono, non solo se sono anziane, ma anche quando sono giovani e malate. È un modo tanto antico e caro alla nostra tradizione religiosa che ci fa sentire persone vicine al mondo della sofferenza, anche con la preghiera oltre che con le opere di bene.
Per questo sacramento vorrei scegliere il colore grigio, che indica un po’ quel tempo grigio che attraversiamo quando siamo nel dolore.

Ordine

È il sacramento che riceviamo noi membri del clero, nei tre gradi del diaconato, del presbiterato e dell’episcopato.
Con il gesto della imposizione delle mani e, per i preti e i vescovi, anche con l’unzione del crisma, che è lo stesso olio col quale venite unti anche voi quando ricevete la Cresima e con il quale tutti i battezzati sono unti il giorno del Battesimo, noi veniamo inseriti in un ordine, appunto, che ci abilita ad occuparci, se così possiamo dire, a tempo pieno delle cose di Dio, nella Chiesa.
Lo abbiamo per certi versi scelto noi, ma per molti versi siamo stati scelti dal Signore, con tutti i limiti e i difetti di cui a volte siamo portatori.
Ma anche Gesù scelse apostoli non proprio “adatti” dal punto di vista umano e religioso: uno lo tradì, un altro lo rinnegò, tutti gli altri scapparono nel momento della prova.
Non è una scelta di vita facile, ce ne rendiamo conto, ma è anche esaltante e coinvolgente. Non prendetela come una maledizione se la auguro almeno a qualcuno di voi, perché può riservare anche sorprese spirituali e umane impensabili e anche gratificanti.
Per questo sacramento sceglierei il colore verde, quello della speranza in un mondo diverso.

Matrimonio

È il sacramento che hanno ricevuto quasi tutti i vostri genitori e che riceverà buona parte di voi. Con esso, nella Chiesa, si è chiamati a testimoniare l’amore di Cristo per la Chiesa e dunque per ogni uomo e donna di buona volontà.
Nel matrimonio si fa l’esperienza della donazione ad un’altra persona e con essa si sceglie di condividere la vita quotidiana, soprattutto il dono dei figli.
Per molti di voi sembra una scelta scontata, per altri quasi obbligatoria. È comunque difficile, anche se a volte viene fatta con un po’ di superficialità e scarso senso della realtà.
È un passo impegnativo, non meno di quello del sacerdozio, poiché la donazione totale a qualcuno, che può essere il coniuge, i figli, la Chiesa, non è facile e non è scontata, ma si deve costruire ogni giorno. Spesso non mancano le cadute e gli errori, le incomprensioni e le rotture.
Al matrimonio e alla famiglia ho dedicato un documento pastorale nel 2004, spero vorrete farne oggetto di lettura e di riflessione. Si trova anche sul sito internet della diocesi di Rieti.
Per questo sacramento scelgo il colore rosa, che è un colore fresco e allegro, ma che dà l’impressione di mancare di qualcosa, come a dire che il matrimonio è una realtà sempre da costruire insieme, incompiuta e incompleta.

» Seconda Tavolozza

I 7 colori dei doni dello Spirito

Per la dottrina cristiana vanno distinti i doni (Is.11,2) e i frutti dello Spirito Santo. I primi sarebbero, tanto quanto i sacramenti, indipendenti dal cammino di santità così come delineato nel modello proposto dalla Chiesa, gli altri invece, cioè i frutti dello Spirito Santo sono perfezioni plasmate in noi come primizie della gloria eterna.

La tradizione della Chiesa ne enumera dodici: «Amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità» (Galati 5,22).

La Sapienza

La sapienza nell’ambito della teologia è un attributo di Dio. Essa si manifesta nella creazione e nel governo dell’universo. La sapienza è, secondo la definizione data da San Tommaso, un abito soprannaturale inseparabile dalla carità. In virtù di questo dono si vedono le cose soprannaturali dal punto di vista di Dio.

È il dono che fa di noi persone non erudite o colte, ma equilibrate, sagge, capaci di sentire il gusto autentico della vita e delle cose che contano.
È dare sapore alla vita, apprendendolo da Gesù e assaporando il suo stesso modo di sentire e di fare che ci annuncia il Vangelo.
La Sapienza è un dono col quale noi alzando la mente dalle cose terrene e fragili, contempliamo le eterne, cioè la Verità che è Dio, gustando ed amando Lui, nel quale consiste ogni nostro bene.
A questo dono assocerei il colore blu, che indica sicurezza, responsabilità.

L’Intelletto

L’intelletto (dal latino intellectus, dal verbo intelligere, composto di intus e legere, che significa «leggere dentro») genericamente può essere definito come la facoltà della nostra mente di concepire pensieri, elaborare concetti e formulare giudizi. Esso consente una comprensione immediata delle verità di fede, offrendo all’anima una visuale più viva e completa sulla realtà divina. Mentre la fede rappresenta una semplice adesione ai contenuti della Rivelazione, col dono dell’intelletto è possibile elevarsi ad un maggior livello di comprensione, non solo razionale, ma anche soprattutto intuitiva e interiormente sentita. Esso è quindi intelligenza del cuore oltre che della mente, che accresce le virtù del cristiano e approfondisce, senza aggiungervi nuove nozioni, i significati e le concezioni già implicite negli articoli di fede.

Ci aiuta ad avere uno sguardo illuminato sulla realtà, senza farci trasportare dai venti che spirano contro il bene. È l’intelligenza nelle cose della vita, quella che ci aiuta a leggere dentro i fatti e dentro le persone.
L’Intelletto è un dono col quale ci viene facilitata, per quanto possibile a noi, l’intelligenza delle verità della Fede e dei divini misteri, i quali col lume naturale del nostro intelletto non possiamo conoscere.
A questo colore potremmo dare il colore rosso, che esprime energia.

Il Consiglio

Nella Bibbia, la parola “consiglio” è spesso sinonimo di “progetto”, “disegno”. Nell’Antico Testamento molti sono gli esempi di personaggi identificati quali giusti poiché ascoltano il “consiglio” divino (es. Salmo 15,7), o viceversa condannati per essersi allontanati dal percorso divino (es. Mi 4,12).

È il dono dell’orientamento corretto della vita; è quello che ci dice cosa è giusto e buono fare. Molti dei nostri parenti e amici, genitori ed insegnanti, catechisti ed educatori ci danno tanti consigli per non trovarci male. Ci dicono che lo fanno per il nostro bene, perché hanno più esperienza. Ecco, questo dono ci aiuta ad incamminarci verso Gesù che è la nostra mèta, il nostro modello da imitare. Il Consiglio è un dono col quale nei dubbi ed incertezze della vita conosciamo ciò che più giova alla gloria di Dio, alla salvezza nostra e del prossimo.
Al consiglio associamo il colore viola, che indica la prudenza, l’umiltà, la saggezza.

La Fortezza

Durante un discorso nel giorno di Pentecoste del 1989, Giovanni Paolo II definì il dono della fortezza come un impulso soprannaturale, che dà vigore all’anima non solo in momenti drammatici come quello del martirio, ma anche nelle abituali condizioni di difficoltà: nella lotta per rimanere coerenti con i propri principi; nella sopportazione di offese e di attacchi ingiusti; nella perseveranza coraggiosa, pur fra incomprensioni ed ostilità, sulla strada della verità e dell’onestà.

È quella straordinaria energia nel superare gli ostacoli, che ci aiuta ad affrontare le ostilità e le difficoltà della vita di tutti i giorni ed anche le ombre che si presentano dinanzi a noi nella vita di fede. Ci vuole questa forza spirituale per mantenerci onesti, seri, rispettosi degli impegni presi, delle persone che ci sono amiche ed anche di quelle che ci si mettono di traverso.
La Fortezza è un dono che c’infonde valore e coraggio per osservare fedelmente la legge di Dio e gli orientamenti della Chiesa, superando tutti gli ostacoli.
A questo dono diamo il colore marrone, il colore della terra, che indica la tenacia.

La Scienza

l termine scienza deriva dal verbo latino «scire» e vuol dire conoscere; si tratta di una conoscenza che va al di là della pura conoscenza sperimentale e nozionistica, ma comporta una conoscenza complessiva della realtà.

È il dono che ci rende capaci di scoprire il perché delle cose e della vita, non è la scienza semplicemente che noi tutti “veneriamo” e che a volte sembra sia l’unica a dare risposte alle nostre domande, è una conoscenza che si basa sull’amore e che ci fa aprire il cuore su tutte le necessità degli uomini di oggi.
La Scienza è un dono col quale giudichiamo rettamente le cose create e conosciamo il modo di ben usarle e indirizzarle all’ultimo fine che è Dio.
Alla scienza attribuiamo l’argento, associato da alcuni al mondo scientifico.

La Pietà

La pietà è un concetto teologico che descrive l’affetto, il rispetto e l’obbedienza che il credente ha per Dio e per le cose sacre. Secondo la teologia cattolica questi sentimenti non sono dovuti alla paura del credente per la potenza della divinità ma quale esigenza interiore dovuta alla gratitudine per l’amore che il fedele sente di ricevere dal suo Dio.

Con questo dono Dio riempie i nostri gesti di compassione verso gli altri di un significato più elevato e questi gesti e questi significati costruiscono le nostre relazioni con gli altri. Essa è l’abbraccio che risolleva il morale di chi è abbattuto, è una visita a chi è abbandonato, è silenzio pieno di meraviglia, è sorriso per chi è in difficoltà.
La Pietà è un dono col quale veneriamo ed amiamo Dio e i Santi, e conserviamo un animo buono e benevolo verso il prossimo per amor di Dio.
Alla pietà va il colore arancione, che esprime coraggio.

Il Timore di Dio

Secondo la dottrina cristiana il timore di Dio è la capacità necessaria per seguire gli insegnamenti di Gesù, per riconoscere che Dio va incontro all’uomo con amore ed che Gesù è il Salvatore. Nel Nuovo Testamento il timore di Dio è spesso messo in relazione con la fede, ad esempio quando Gesù dopo aver sedato la tempesta, chiede ai suoi discepoli: Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede? (Marco 4,40).

È sorpresa di fronte all’amore di Dio, come di fronte all’amore di qualcuno che ci ama, del nostro fidanzato e fidanzata, di un nostro amico o amica, di un nostro parente. È anche paura, sì, di deludere un amore tanto grande. Quando qualcuno ci affida un tesoro, una cosa importante che non necessariamente deve essere di valore economico, noi abbiamo paura di smarrirla o di non custodirla bene. Il Timor di Dio è un dono che ci fa rispettare Dio e temere di offenderlo, e ci distoglie dal male incitandoci al bene. A questo ultimo dono diamo il colore giallo che è evocatore, richiama il mistero.

 » Incorniciamo il nostro quadro…

Il nostro arcobaleno è completo, sono i tanti colori della vita di fede, che può illuminare la nostra esistenza quotidiana, nelle difficoltà e nelle prove. È come se la nostra vita fosse un quadro, che noi cominciamo a dipingere piano piano, nel corso del nostro viaggio: le figure vuote, che noi disegniamo con la matita su una tela, sono come i fatti e le persone più importanti con le quali intessiamo relazioni e rapporti. Ma un quadro solo disegnato e non dipinto, può essere anche bello, ma appare spento e triste. Con i «colori della fede», chiamiamoli così, noi diamo sapore alla nostra vita. Lo abbiamo sperimentato in molti, noi adulti, ed è quello che vogliamo trasmettere a voi.
Al nostro quadro, alla tela della nostra vita, dobbiamo lavorare sempre, fino a quando non sarà completa, ma anche allora, quando la nostra vita avrà un senso pieno e bello, mancherà ancora la cornice, l’ultimo tocco, prima che si metta fine all’opera.
Quando abbiamo messo la cornice possiamo donarlo, collocarlo in un luogo adatto, anche contemplarne la bellezza, rilevarne i difetti, correggerne, se possibile, gli errori.
Cari amici e amiche, con cui ho condiviso questo breve tempo della mia lettera a voi. Con grande affetto vi consegno queste riflessioni, perché ne possiate fare tesoro e, magari, farne oggetto di riflessione non solo adesso, in vista di celebrare il sacramento della Confermazione, ma anche nel futuro, se la conserverete, tra le vostre cose care.
Spero di avervi intrattenuto con simpatia e di avervi suscitato domande e curiosità, a cui in tanti, nel prosieguo della vostra vita, proverete a dare risposte.
Ma soprattutto voi dovrete cercare queste risposte ai perché della vita. Vi auguro di trovarle nella vita cristiana, praticata, vissuta, amata.
Vi auguro di fare esperienze significative di fede e di opere buone, di crescere nell’amore verso Dio e il prossimo, di coltivare la cultura nelle varie dimensioni nelle quali possiamo declinarla, per essere autenticamente liberi.
So che per molti di voi il mio saluto sembra essere un addio, invece è solo un arrivederci: si apre per voi, anzi per molti è già cominciato, il periodo della contestazione e dell’abbandono della vita di fede e della pratica religiosa, ma sentirete sempre quella inquietudine interiore che vi porterà a guardare indietro, e a riscoprire quei valori così forti di cui anch’io vi ho parlato.
Vi saluto con simpatia, con l’auspicio che questo arcobaleno sia sempre per voi il grande abbraccio di Dio, con il quale le cose della terra e quelle del cielo si congiungono per offrirci la possibilità di una vita serena e ricca di senso.

Con affetto

il vostro vescovo Delio

Rieti, 24 aprile 2011
Pasqua di Resurrezione