Le Mani del Futuro

Tra le varie anime della città, si incontrano anche quelle di movimenti attivi nella promozione di una economia diversa dall’attuale.

Il tentativo è quello di stare lontano dal consumismo e dall’obsolescenza programmata. Tra queste realtà c’è sicuramente Postribù. Il gruppo ha da poco messo in rete un video che intende promuovere queste “buone pratiche”. Incuriositi abbiamo rivolto qualche domanda a Giorgia Brugnerotto, presidente dell’associazione.

Partiamo dal video. Fa parte di una serie di iniziative che state proponendo alla città per spingere ad un atteggiamento più consapevole verso i rifiuti. Ci vuoi dire qualcosa in più?

Il video è una delle azioni del progetto “Previeni i Rifiuti, Cambia la Vita”, cofinanziato da Mani Tese e dall’Unione Europea. Abbiamo pensato ad un’azione comunicativa di impatto e facilmente accessibile a diversi livelli: oltre ad essere destinato a tutte le fasce di età (può essere usato tanto con i bambini a scuola quanto con gli adulti durante le azioni di sensibilizzazione), è un video di breve durata e che mostra semplici gesti attuabili nella nostra quotidianità. Inoltre, stiamo preparando anche diverse versioni con didascalie in inglese, francese e spagnolo, che verranno pubblicate a breve su YouTube, con la stessa licenza Creative Commons del video italiano, e ciò significa che il video può (anzi deve!) essere diffuso liberamente e gratuitamente. Abbiamo ragionato su “modelli replicabili”, vale a dire che ciò che faccio io a Rieti può essere fatto anche in altri paesi, e soprattutto nei paesi emergenti dove il problema del consumismo e quindi dei rifiuti si sta presentando solo ora….

Il discorso del video non sembra solo un tirare la volata a un modo migliore di gestire i rifiuti. Si cerca piuttosto di promuovere un modo diverso di vivere e consumare.

Esattamente. Anche se so che a Rieti si sente parlare solo da pochi anni della famosa “raccolta differenziata”, mi preme puntualizzare che raccogliere separatamente i troppi rifiuti che produciamo non risolve il problema, anzi, talvolta ci spinge a pensare che possiamo continuare a comprare e disfarci delle cose (senza riflettere sul loro ciclo di vita, ad esempio del “dove vanno a finire”) in maniera superficiale, perché ci siamo scaricati la coscienza avendo differenziato i materiali. Il punto invece è che questo modello economico è al collasso, e i rifiuti sono solo lo specchio di Dorian Gray di questa economia, per cui è necessario cambiare rotta, e iniziare a pensare di cosa davvero abbiamo bisogno, alle infinite possibilità di riuso e ridistribuzione dei beni e delle merci, alla storia che si nasconde dietro le cose. Solo cambiando lo stile di vita, a partire dalle piccole scelte quotidiane, possiamo davvero assicurare ai nostri figli un futuro senza discariche, senza rifiuti, un futuro “sostenibile”.

In qualche modo c’è un invito alla sobrietà. Ma la nostra società sprecona e consumista è davvero in grado di far proprio questo atteggiamento?

Io cerco di essere ottimista. Da questo punto di vista la crisi ci viene incontro. Prima di comprare oggetti superflui, o che si rompono subito, adesso tendiamo a chiederci: «ma ci serve davvero?». Non è soltanto un discorso etico o morale, ma qualcosa di più profondo che ha a che fare con la consapevolezza che l’uomo non può permettersi più di lasciare un’impronta ecologica così devastante sul pianeta, ne va della nostra stessa sopravvivenza… Dobbiamo iniziare ad essere più consapevoli e responsabili, perché stiamo parlando del pianeta in cui viviamo, e non ne abbiamo un altro! Non ci serve a niente nasconderci come struzzi con la testa sotto la sabbia, e pensare che «tanto ci penserà qualcun altro». Mi piace a questo punto citare un racconto di Calvino, la città di Leonia, dove gli abitanti non facevano altro che espellere oggetti vecchi, che finivano negli immondezzai fuori città, ed ogni immondezzaio premeva contro quelli delle altre città, per cui ormai la gente viveva in una specie di piccole isole circondate dai loro stessi rifiuti…

Nel video c’è un passaggio sul commercio equo e solidale. A Rieti c’è stato un tentativo interessante in questo senso alla fine degli anni ‘90. Purtroppo la bottega naufragò, probabilmente per mancanza di interesse. Oggi c’è più maturità o consapevolezza?

Penso di sì. Lo vedo dal fatto che diversi supermercati hanno incrementato la vendita di prodotti con il marchio Fairtrade. Si parla più spesso di responsabilità del mercato e di progetti di solidarietà. Anche con il gruppo di acquisto Gastribù, promosso dall’associazione, abbiamo riscontrato che nell’ultimo anno si sono avvicinate moltissime persone, con la voglia di incidere positivamente e fare la loro parte in un cambio di rotta dell’economia, rendendosi conto del proprio potere di consumatori “attivi”, capaci di modificare le regole del mercato. D’altronde, quando si parla di trend e di “mercati”, dobbiamo sempre ricordare che il mercato siamo noi, noi che scegliamo cosa comprare o cosa non comprare.

Quindi, seppure ancora minoritaria, una coscienza “responsabile” si va comunque diffondendo. Tuttavia ho l’impressione che le buone intenzioni dei singoli, seppure importanti, cambiano poco senza azione politica. L’attuale successo del Movimento 5 Stelle può rappresentare una sponda da questo punto di vista?

Personalmente sono cresciuta nell’associazionismo e nei movimenti dei cittadini, quindi attraverso le azioni politiche dal basso. Penso che i cambiamenti politici più importanti avvengano quando c’è una forte azione/pressione di massa. La politica non fa altro che adeguarsi alle istanze popolari, d’altronde siamo noi che eleggiamo i nostri governanti. Penso che cittadini che provengono da aggregazioni sociali (forum, movimenti, associazioni) e da storie di attivismo civico possano per la prima volta fare davvero la differenza su alcuni temi cruciali che riguardano il tipo di sviluppo di questo Paese. Mi ha fatto piacere scoprire che alcuni parlamentari del 5 Stelle hanno una forte storia alle spalle nelle lotte per la difesa del territorio e dei beni comuni.

Gli esempi proposti dal video, ad esempio per i prodotti alla spina, sono presi in gran parte da “lontano”. Cosa offre Rieti a chi vuole sostenere un modo diverso di stare al mondo?

Ci sono delle piccole realtà isolate anche a Rieti. Commercianti o produttori sensibili che, in solitaria, e talvolta osteggiati dalle istituzioni, provano ad offrire delle alternative “virtuose”. Detersivi alla spina, legumi sfusi, imballaggi leggeri. Con Postribù stiamo cercando di creare una mappatura e una rete tra queste realtà sparse, il nostro sogno era quello di un Centro di Altra Economia come quello a Testaccio a Roma. Qualche anno fa proponemmo un progetto simile, trovando anche un finanziamento regionale di circa 200 mila euro per ristrutturare l’Ex Bosi e renderlo un centro di attività economiche e sociali legate alla sostenibilità, un posto dove incoraggiare lo sviluppo imprenditoriale e offrire vetrine a commercianti e produttori “attenti all’ambiente e al sociale”, un luogo di scambio culturale, formazione, aggregazione, un centro per mostre e mercati permanenti. Sembrava talmente bello che la nostra Provincia decise di non cogliere l’occasione e lasciare quegli immobili così come li vediamo oggi: per la gran parte inutilizzati.