Al centro esatto della musica

Spesso i risultati più significativi – per la Chiesa locale come per la città – arrivano da un silenzioso lavoro quotidiano, supportato da obiettivi chiari e alla portata dei propri mezzi.

Domenica 16 febbraio, alle ore 18, nella chiesa di San Domenico il vescovo di Rieti Delio Lucarelli, firmerà un’importante convenzione tra la Diocesi e il Pontificio Istituto di Musica Sacra (Pims) per la Scuola Internazionale di Organo sul Pontificio Organo Dom Bedos-Ruobo, Benedetto XVI. All’evento presenzierà il Cardinale Tarcisio Bertone, già Segretario di Stato Vaticano. Per avere qualche anticipazione sull’evento ci siamo rivolti a mons. Luigi Bardotti, parroco di Santa Lucia, che dello strumento conservato in San Domenico è un po’ il papà.

Don Luigi, l’accordo con il Pims sembra essere un passo importante…

Infatti. Non è che a Roma non avessero il corso di organo. Ma non hanno il Dom Bedos. In qualche modo il passaggio sembra essere naturale, e i benefici si avranno da entrambe le parti. Per rendersi conto della dimensione della cosa – sia per la Diocesi che per la città – basta considerare che il Pims non ha mai concesso un corso al di fuori della sede centrale. Questa novità ha richiesto un interessamento diretto da parte del Vaticano.

È significativa anche la presenza del Cardinale Bertone.

Fu Sua Eminenza a inaugurare lo strumento l’8 dicembre del 2008. Sei anni dopo torna a guardare con benevolenza la nostra realtà e questo non può farci che piacere.

E l’accordo è solo una parte delle novità che attendono l’organo monumentale…

Sì, subito dopo avverrà la cessione dello strumento alla Diocesi. Per il futuro del Dom Bedos-Ruobo è importante che questo diventi proprietà dell’intera comunità diocesana. Ovviamente questo non interromperà i rapporti del Comitato San Domenico con l’organo. Però da quel punto in poi lavorerà per conto della Diocesi, che sarà rappresentata nel gruppo che gestisce l’organo dal direttore dell’ufficio liturgico diocesano.

Il Dom Bedos richiede comunque un certo impegno.

Il fatto è che uno strumento del genere è una cosa viva. Non è una macchina che rimane ferma. Tutt’altro: le parti di legno e di metallo che lo compongono risentono delle variazioni ambientali e non solo. Di conseguenza occorre una costante opera di manutenzione. Un lavoro che ad oggi esegue con grandissima cura il conservatore dell’organo Filippo Tigli.

I buoni risultati di questi sembrano il frutto di un grande amore per la musica e per il suo ruolo nella liturgia. Ma non hanno anche il sapore di una scommessa vinta?

Mah, non saprei dire. Di sicuro quando abbiamo pensato di costruire noi il Dom Bedos – uno strumento progettato senza compromessi, come “organo ideale” – qualcuno deve aver pensato che l’idea era un po’ folle. Oggi che il Dom Bedos c’è, e stiamo parlando di una macchina da musica unica al mondo, sarebbe uno spreco tenerlo solo per noi. Uno strumento di tale bellezza e grandiosità non può rimanere un oggetto a sé stante. La convenzione con il Pims, che è l’Istituto di Alta Formazione Musicale della Santa Sede, ci sembra un passo nella direzione giusta. È una sorta di garanzia per il futuro, affinché la sua voce non resti mai muta, ma possa essere un veicolo di bellezza e di fede anche per le generazioni future.