Coronavirus

Zero casi in Cina. Padre JB Zhang: «La vita tornerà alla normalità, ma con cautela»

La Cina registra zero nuovi casi interni di Coronavirus. Nei suoi aggiornamenti, la Commissione sanitaria nazionale (Nhc) rileva solo nove decessi domenica, tutti a Wuhan, focolaio dell’epidemia e a due mesi dalla quarantena, la provincia dell’Hubei e il suo capoluogo non hanno segnalato nuove infezioni in cinque giorni di fila

La Cina tira un sospiro di sollievo e già pensa a come lentamente tornare alla normalità, dalla riapertura delle scuole, forse già in aprile, alla ripresa (urgente) delle piccole e grandi imprese economiche. Ma si guarda al futuro con cautela. I dati sono positivi: a due mesi dalla quarantena di 60 milioni di persone, la provincia dell’Hubei e il suo capoluogo Wuhan non hanno segnalato nuove infezioni in cinque giorni di fila. Il Paese nel suo insieme registra zero nuovi casi interni di coronavirus. Quello che preoccupa però sono “i contagi importati”. “Il picco dell’epidemia si sta progressivamente riducendo”, conferma da Shijizhuang City, capitale della Provincia di Hebei, a sudovest di Pechino, padre John Baptist Zhang, di Jinde Charities. “Ma non è completamente scomparso. Il numero di casi importati dall’estero è in aumento, non può essere trascurato. Molte persone sono ancora a casa e sottostanno a prevenzione e controllo”. Per quanto riguarda la Chiesa, messe e attività religiose sono ancora tutte sospese, e sacerdoti, religiosi e insegnanti di catechismo guidano le parrocchie attraverso Internet proponendo preghiere, lettura della Bibbia, condivisione spirituale.

Come si ritroverà la Cina dopo questa grande prova del Coronavirus Covid-19?

“Non si può negare che sono passati molti giorni, anzi mesi, dallo scoppio del Coronavirus e l’economia cinese dovrà fare i conti con grandi difficoltà. Anche le famiglie dovranno affrontare un calo delle entrate; i poveri, i senzatetto hanno bisogno di cure e aiuto dalla società.

La Cina che registra da qualche giorno l’assenza di nuovi casi, sta guardando al futuro. Come pensate di tornare alla normalità?

Man mano che il livello di allerta epidemia diminuisce, la vita tornerà alla normalità, i lavori riprenderanno e le scuole riapriranno. Naturalmente per un certo periodo di tempo, eviteremo le riunioni affollate, presteremo attenzione alla protezione sanitaria, fino a quando non sarà disponibile un vaccino o una medicina efficace.

Quando riapriranno le scuole? E le attività economiche?

La scuola non è stata ancora aperta ed è stato attivato l’insegnamento online. Tuttavia, alcune province hanno già comunicato date di apertura locali, che dovrebbero iniziare gradualmente da aprile. La maggior parte dei centri commerciali e dei supermercati sono tornati alle normali attività, ma il flusso di acquirenti e consumatori è ancora limitato. Le grandi imprese hanno ripreso il lavoro mentre molte piccole e medie aziende invece sono ancora in procinto di farlo.

Il governo cinese ha deciso di adottare alcune misure preventive per tornare alla normalità?

Ovviamente il governo prenderà in considerazione l’intera situazione, tenendo presente due obiettivi primari: da una parte garantire la ripresa della crescita del Pil ma dall’altra assicurare la salute delle persone; si tratta quindi di ripristinare gradualmente la vita normale prendendo in considerazione di volta in volta tutti gli aspetti della vita sociale.

Noi siamo ancora nel tunnel dei contagi e delle morti. Suggerimenti?

Secondo l’esperienza cinese di prevenzione e controllo, il Covid-19 è altamente contagioso, quindi è importantissimo vietare ogni tipo di riunioni; indossare le mascherine; lavarsi frequentemente le mani e mantenere una distanza di sicurezza nell’eventuale contatto con le persone. Se qualcuno è già infetto, deve essere isolato per impedire la trasmissione ad altri. I cattolici cinesi guardano con preoccupazione e anche con grande tristezza al fatto che più di 30 sacerdoti in Italia siano morti di infezione e che tante suore sono risultate positive al tampone. Vorrei quindi rivolgermi in particolare al clero e ai religiosi perché mantengano le distanze e non contattino fisicamente le persone per evitare l’infezione.

Tutti devono essere vigili e mai sottovalutare le indicazioni di prevenzione.

In Italia ha avuto molto successo uno slogan: “andrà tutto bene”. Ma in questo momento è difficile da credere. Sulla base della vostra esperienza in Cina, quando e come questo slogan diventerà realtà?

Finché si prenderanno misure forti a tutti i livelli di governo in Italia e finché le persone collaboreranno con  le autorità per prevenire attivamente la diffusione dell’epidemia, il contagio sarà presto frenato. Tenete presente che il picco della crisi in Cina è durato due mesi e che il momento più difficile è stato dopo un mese. Ma ripeto: finché le persone agiranno nel modo giusto, finché il governo, la società e la Chiesa lavoreranno tutti insieme per combattere l’epidemia,

l’oscurità passerà e l’alba tornerà presto.

Noi cattolici dobbiamo crederlo: ci aiuta riporre fiducia nella benignità di Dio. In Lui, la nostra speranza, la nostra vittoria anche su panico e ansia.