Vita consacrata, le presenze sul territorio

consacrati

All’indomani della celebrazione della Giornata mondiale.

All’indomani della Giornata mondiale della vita consacrata (celebrata anche qui in diocesi nella liturgia vissuta ieri pomeriggio in Cattedrale dai religiosi raccolti attorno al vescovo), torniamo a parlare dell’argomento, riproponendo – come annunciato su questa pagina domenica scorsa – una panoramica aggiornata sulla situazione delle esperienze di consacrazione presenti nel nostro territorio diocesana. Parlando di tale ambito, viene in mente prima di tutto il quadro delle comunità religiose maschili e femminili: presenze che, in diocesi, si sono via via assottigliate negli anni, sia riducendo il numero dei singoli componenti, sia vedendo, purtroppo, andar via da Rieti varie congregazioni, costrette a chiudere le case presenti nel nostro territorio (per limitarci solo all’ultimo ventennio, hanno lasciato il territorio diocesano le Mantellate Serve di Maria, le Francescane Angeline, le Figlie di Sant’Anna, le Suore della Santa Famiglia di Spoleto, mentre Pastorelle, Camilliane e Maestre Pie Venerini hanno ridotto le loro comunità; riguardo gli ordini maschili, solo nell’ultimo episcopato Rieti ha dovuto dire addio a Stimmatini, Scolopi e Salvatoriani).

Restano imperterrite, nella loro missione, le suore impegnate nell’istruzione (il mondo della scuola cattolica, che da noi è prevalentemente scuola dell’infanzia, con cinque presenze in città e un paio in diocesi, e un solo istituto, il “Bambin Gesù”, che comprende anche elementari e medie), nell’attività sanitaria (cosa sarebbe l’ospedale reatino senza la presenza delle seguaci del carisma camillliano, impegnate anche, con la scuola “Vannini” di via S. Rufo, nella formazione universitaria dei futuri infermieri?), nell’accoglienza di bambini e anziani.

E poi il prezioso servizio pastorale e di animazione spirituale, portato avanti da chi l’attività in parrocchia e l’aiuto al ministero sacerdotale ce l’ha come carisma specifico (parliamo delle Pastorelle, operanti a Rieti alla Madonna nel Cuore e nel Cicolano ove costituiscono una presenza preziosa come l’oro), ma anche da tante altre religiose che, pur con carismi diversi, diventano un punto di riferimento insostituibile per molte realtà pastorali specie di paese (si pensi a Canetra, Amatrice, Collalto, Borgo San Pietro, Scai: posti che non sarebbero più gli stessi senza le suore; o a Cittaducale e Antrodoco che, avendo perduto le precedenti presenze religiose, hanno insistito tanto per avere a lavorare in parrocchia altre suore, accogliendo quelle carmelitane della congregazione brasiliana).

Riguardo gli ordini maschili, oltre alla presenza francescana che connota la terra reatina (con i santuari della Valle Santa animati dai Minori, cui si aggiunge la presenza dei Cappuccini in città e a Leonessa), il panorama dei religiosi contempla la Famiglia dei Discepoli – che custodisce la memoria del fondatore don Minozzi nella sua terra natale che è la conca amatriciana – e le comunità straniere chiamate negli ultimi anni dal vescovo a rinforzare le fila del clero (si tratta dei religiosi nigeriani operanti nell’Amatriciano e quelli indiani tra Roccasinibalda e Varco, a cui si associa la presenza del ramo femminile, che vede le suorine indiane a servizio della casa diocesana Buon Pastore).

Da non dimenticare poi il carisma monastico di ispirazione benedettina, presente con la comunità di diritto diocesano (la Fraternità della Trasfigurazione) che serve la parrocchia del Terminillo e ora anche quella di Cittaducale, oltre ad animare la scuola teologica di Palazzo S. Rufo. E poi, tornando agli ordini femminili, il prezioso dono delle monache di clausura, coi cinque monasteri esistenti in diocesi: a pregare nel nascondimento dei chiostri, abbiamo tre comunità delle figlie di santa Chiara (Clarisse di obbedienza minoritica, Clarisse urbaniste, Clarisse cappuccine emerite), una benedettina, una domenicana.

A completare il quadro, è doveroso citare anche le particolari forme di consacrazione individuale dipendenti direttamente dal vescovo: forse non tutti sanno che in diocesi è presente la scelta eremitica (con Stefano, giovane eremita che, con la propria promessa benedetta alcuni anni fa da monsignor Lucarelli, testimonia una vita di contemplazione e di silenzio in quel di Antrodoco), come pure una particolare forma di consacrazione laicale riscoperta dal Concilio ed emersa nelle diocesi italiane negli ultimi anni: quella dell’ordo virginum, che vede donne laiche emettere la consacrazione verginale nelle mani del vescovo a servizio della Chiesa locale; è la forma di vita abbracciata qualche anno fa da Eugenia, che nella sua Marcetelli costituisce da sempre il punto di riferimento della vita parrocchiale, con un quotidiano impegno di animazione che né la limitazione fisica da cui è affetta (la quasi cecità, quella che da giovane le impedì di potersi consacrare a Dio come suora) né ora il peso dell’età hanno mai fatto venire meno. Una opportunità, quella di “ufficializzare” la propria condizione verginale a servizio di Dio e del prossimo anche con un rito di consacrazione e l’appartenenza a un ordo, che forse andrebbe fatta maggiormente conoscere tra i possibili stati vocazionali di cui la Chiesa è ricca.