La visita a Venezia. Molto di più del dono della stola al card. Luciani

Anche se non immortalato dalle telecamere il mondo ricorda il gesto “profetico” tra Paolo VI e quello che sarebbe stato il suo successore.

“Quanto interesse rappresenta Venezia per Roma”. “Venezia deve non solo sopravvivere alla corrosione del suo mare, ma vivere”. E ancora: “Il suo sviluppo moderno e il suo lavoro moderno già si attestano nei centri industriali attorno alla città storica, come Mestre, Marghera, Murano. Problema assai difficile, ma che deve trovare soluzione plausibile tanto per l’incolumità del carattere peculiare della città e dei suoi incomparabili monumenti, quanto per il benessere delle popolazioni lavoratrici”. Sono alcuni passi dello storico intervento pronunciato da papa Paolo VI in piazza San Marco. Di quella giornata si ricorda solo il gesto forse “profetico” del dono della stola che, all’improvviso, Paolo VI fece all’allora patriarca Albino Luciani. Al termine della Messa in piazza San Marco si tolse la stola papale, la mostrò alla folla e la mise sulle spalle del patriarca, Albino Luciani, visibilmente imbarazzato.

Il gesto del Pontefice non venne ripreso dalle telecamere che avevano già chiuso il collegamento ma è documentato da numerose fotografie. Molti altri furono i gesti e le parole che segnarono la città in 16 settembre del 1972. Parole e gesti che fornirono la statura di Paolo VI, la sua attenzione agli uomini e alla donne che è stata uno degli elementi caratterizzanti della sua santità. Lo ricordava, in un articolo apparso sulla testata online La Nuova Venezia, Giorgio Longo, sindaco dell’epoca. In un pezzo apparso nel settembre del 2012, in occasione dei 40° anniversario della visita, l’ex primo cittadino per descrivere le parole di papa Montini, non trovava altro aggettivo che “straordinarie”. Paolo VI era il primo pontefice in visita a Venezia nel dopoguerra.

L’allora patriarca Albino Luciani, che sei anni più tardi gli sarebbe succeduto, aveva chiesto al Papa una breve sosta. Paolo VI era in viaggio verso Udine dove si celebrava il congresso eucaristico. La breve sosta si trasformò in qualcosa che la città non vedeva da tempo. Paolo VI rimase in laguna sole poche ore, un tempo ridotto che segnò la storia della città. Venezia all’epoca era spaccata in due, tra chi cercava di contrastarne con ogni mezzo lo sviluppo industriale e chi, invece, sosteneva questa apertura alla modernità. Persona di grande cultura, moderata, aperta, vicina ai problemi della società, Paolo VI riuscì ad indicare la strada per superare quella divisione. Era preoccupato. Temeva che la città non rispondesse… Il card. Albino Luciani il 13 agosto del 1978 inviava un sentito biglietto di condoglianze a mons. Pasquale Macchi per la morte di Paolo VI. Erano poche parole quelle che il Patriarca indirizzava al segretario del Papa: “A Venezia, nel 1972, mi ricordo di averle detto: oggi il Papa non è compreso da tanti. La storia lo metterà in luce, lui e la sua opera”. Quello che si lì a poche settimane sarà eletto come suo successore aveva intravisto chiari segni di santità.

Massimo Venturelli