Visita aliena in Provincia

Martedì scorso, vicino Piazza Cavour, si aggirava uno strano tizio completamente coperto da un impermeabile. Poteva essere uno squilibrato o un maniaco, ma seguendolo con lo sguardo non si poteva non notare l’andatura stranamente tranquilla. Girato l’angolo della chiesa di San Michele però, non si vedeva più nessuno. Al suo posto c’erano fogli pieni di disegni incomprensibili. Tutti tranne uno scritto di poche righe dal titolo: “Rapporto 3 – Politica”.

L’inizio è abbastanza incoraggiante: «La simmetria rettangolare di questa sala, ripetuta in modo così sistematico, segnala probabilmente una spiccata chiarezza mentale. Un indizio ancora più forte è rappresentato dal lampadario a nido d’ape. Tutto l’ambiente è soffusamente illuminato da 54 esagoni regolari disposti a formarne un altro». Il pensiero matematico del misterioso reporter ne influenza anche il giudizio a quanto pare.

Continuando a leggere si scopre come l’opinione iniziale si sia subito ribaltata: «Diversi inviti del presidente a prendere posto e fare silenzio suggeriscono un’inopportuna leggerezza d’atteggiamento dei presenti. Mancanza di chiarezza sulle competenze politiche e profonda incertezza sul futuro prossimo confermano questo sospetto. L’approvazione di un bilancio “previsionale” per un periodo quasi interamente passato sfida le mie capacità intellettuali».

Il finale è a dir poco sorprendente: «Quando il dibattito passa a discutere dell’esistenza dell’ente provinciale, incomincia ad avvertire un fastidioso mal di testa. Un’assemblea che discute di se stessa crea un evidente circolo vizioso ai limiti del paradosso. Tutta la logica che i terrestri conoscono non è sicuramente sufficiente a sciogliere la questione. Dopo l’entusiasmo per i precedenti rapporti su Cultura e Scienza mi vedo costretto ad abbandonare questo pianeta. Spero che questo mio documento in linguaggio locale non offenda la sensibilità di nessuno. Galuà (possibile traduzione del mio nome)».

Si, è certamente uno scherzo, non si può che sperare che lo sia. Anche se c’è poco da ridere.