Via Crucis in Cattedrale, il vescovo: «amare non è mai un’impresa definitivamente compiuta»

Al termine della Via Crucis del Venerdì Santo, svolta all’interno della Basilica Cattedrale di Santa Maria, mons Pompili ha rivolto la sua riflessione al significato dell’amore, anche fisico.

«Per vivere la bellezza dell’amore, è inutile negarlo, occorre anche passare dalla croce, perché per poter dire di sì a qualcuno, spesso bisogna saper dire di no a se stesso. Per questo, imparare ad amare non è mai un’impresa definitivamente compiuta». Al termine della Via Crucis del Venerdì Santo, svolta all’interno della Basilica Cattedrale di Santa Maria, mons Pompili ha rivolto la sua riflessione al significato dell’amore, anche fisico. «Il sesso – ha notato il vescovo – è salito al cervello di tutti e complice la tecnologia rischiamo di essere dentro un vortice che mortifica l’espressione corporea dell’amore. Si moltiplicano i femminicidi, magari dopo aver consumato un rapporto, ma ancor prima si registra una serie di violenze che ignorano la persona e la riducono ad un oggetto».

Don Domenico non rimpiange «un mondo fatto di divieti e di tabù», ma neppure chiude gli occhi sul fatto che «sempre più spesso il sesso è solo un mezzo per far denaro» e il corpo risulta essere un qualcosa che sempre più si «vende o svende».

Il Venerdì Santo, lo stare innanzi «al corpo vergine del Maestro, che è spogliato delle sue vesti in un gesto di disprezzo estremo», diviene allora un invito a «riflettere su come risalire verso la sorgente dell’amore». Non si tratta di rinunciare al piacere, ma di comprendere che «la sessualità è un linguaggio coinvolgente ed esigente, perché dietro ogni gesto corporeo si nasconde un’istanza più profonda che chiama responsabilità». Anche perché quando l’unico obiettivo è il piacere, «paradossalmente si finisce per non ottenerlo», ma ci si trova alla presenza di un qualcosa di artefatto e patetico.

In amore, ha concluso il vescovo, «siamo tutti analfabeti di ritorno» e «nessuno può dirsi mai completamente maturo, giacché non si nasce casti, lo si diventa a costo anche di tanti insuccessi e fallimenti». Quello che va conquistato sono gli «occhi puliti e trasparenti» di Gesù: «solo così non ci accoderemo a quel conflitto strisciante tra i sessi che sta portando gli uni lontano dagli altri, seminando sofferenze e discordie, spesso perfino dentro il nucleo familiare, mentre Dio ci ha fatti maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza».