Via Crucis ad Amatrice: «Il terremoto ha messo sottosopra ogni cosa: da tragedia può diventare una opportunità»

«La tragedia del terremoto è un grande bivio per tutti. Può rendere cattivi, insoddisfatti, amari, pessimisti. Oppure può essere motivo per acquisire, saggezza, pazienza, umiltà; può rendere più forti e audaci. Il terremoto ha messo sottosopra ogni cosa: da tragedia può diventare una opportunità».

È stata questa una delle meditazioni su cui si è incentrata la Via Crucis che si è svolta ieri ad Amatrice, all’interno della Zona Rossa, tra l’ospedale “Francesco Grifoni”, e la Chiesa simbolo di Sant’Agostino, guidata da mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti.

«Ciò che ha sconvolto la terra, riuscirà a convertire i cuori?» È stata la domanda posta durante la riflessione. «Gesù morente sulla croce poteva maledire Dio, oppure a Dio affidarsi in un gesto di estremo abbandono. Esiti diversi di una identica tragedia. La scelta è tutta e solo nelle nostre mani». Durante il tragitto, lungo poco più di un chilometro sono risuonate parole di speranza: «Gesù non è inchiodato alla croce per sempre. La sofferenza non è per sempre. Neppure la morte è per sempre. La croce non è parola né ultima, né definitiva. La croce che abbiamo sulle spalle prima o poi possiamo lasciarcela alle spalle e sarà l’opera di Dio». L’attesa è quella di un «terremoto benefico», quello che farà «rotolare la pietra» del sepolcro di Cristo.

«Quanti corpi anche noi abbiamo sepolto in questi tragici mesi. Corpi ai quali non abbiamo neppure potuto dare i segni più teneri dell’umana pietà. Non carezze, non baci. Quanti corpi sepolti a pezzi, tanto martoriati da essere irriconoscibili. Eppure, per la fede, sappiamo che anche per noi Dio ha in serbo una sorpresa. Dalla morte rinasce la vita per i nostri cari – è stata la conclusione della Via Crucis – e anche per noi, perché Dio fa nuove tutte le cose».

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