Uno sguardo oltre il bilancio. Appunti su una città a bassa risoluzione

Proprio quando la tecnologia ci offrirebbe la possibilità di scegliere le cose migliori e di pensare più in profondità, in ogni campo la scelta preferenziale sembra essere la “bassa risoluzione”

Una chiave di lettura interessante della realtà italiana, e non solo, la offre una felice intuizione di Massimo Mantellini. Autore da oltre un decennio di articoli su internet e tecnologia, ha da poco pubblicato per i tipi di Einaudi un volumetto intitolato Bassa risoluzione: un libricino prezioso perché fa notare qualcosa che fin’ora ci era sfuggito per il semplice fatto di averlo sempre sotto al naso.

L’autore ha infatti messo in relazione l’aumento delle possibilità che accompagna le nuove tecnologie alla tendenza di buona parte della popolazione a mediare al ribasso il proprio approccio alla cultura, intesa nel senso più ampio. Lo si vede dalla musica che gracchia da qualche cubo di plastica, o dalle immagini annebbiate scattate con i minuscoli obiettivi dei cellulari. E pure se invece di stampare le foto in carta lucida le pubblichiamo piccole e sgranate su una pagina web, la tendenza è in atto anche nel mondo fisico: non sono forse esempi di “bassa risoluzione” il cartongesso, i mobili dell’Ikea o i panini del McDonald’s?

Secondo Mantellini il fenomeno non dipende della tecnologia in quanto tale, che si limita a enfatizzare una serie di comportamenti connaturati al genere umano. Per costituzione, di fronte al moltiplicarsi delle scelte preferiamo quasi sempre il procedimento più semplice e meno approfondito, anche qualitativamente.

Passano per questa strada anche l’informazione e la politica. Con l’avvento del digitale, il giornale di carta non lo legge più quasi nessuno. E quando lo si legge, avviene per lo più in modo casuale: dal barbiere o la mattina al bar, facendo a turno mentre si aspetta di ordinare il cappuccino. Non per questo siamo meno informati, anzi lo siamo probabilmente più che in passato, ma in modo disorganizzato, grazie agli articoli che rimbalzano sui social. Le notizie sfuggono alla “gabbia” di una determinata linea editoriale, arrivando a destinazione per frammenti e citazioni, più o meno verificate.

Un aspetto accidentale e involontario di “bassa risoluzione” informativa, al quale si aggiungono due scelte di fondo di tante testate on-line: la pubblicazione di articoli che dicono poco di più del proprio titolo, e il copia e incolla pressoché automatico dei comunicati stampa.

E su quest’ultima abitudine andrebbe aperto un ragionamento a parte. È infatti un duplice fattore di “bassa risoluzione”. Da un lato perché riempie i giornali on-line – e sempre più spesso anche quelli di carta – di testi tutti uguali, al punto che diviene indifferente leggere l’una o l’altra testata. Dall’altro troppo spesso i comunicati presentano tesi apodittiche, o tradiscono un certo compiacimento di sé da parte di chi scrive. Pensieri che hanno poco a che vedere con il valore della notizia in quanto tale, ma contribuiscono parecchio ad aumentare il rumore di fondo. Se sui giornali ogni fatto è “eccezionale” e ogni piccola iniziativa ha un avvio “ufficiale”, non stupisce che i lettori, sempre più distratti e superficiali, non credano più a nulla, o peggio credano a tutto.

Soprattutto con le notizie politiche. Lo vediamo in questi giorni con il ritorno del dissesto dei conti del Comune di Rieti. L’eccesso di copia e incolla ha fatto dell’informazione la semplice cassa di risonanza delle opposte fazioni. E dal downgrade informativo non può che risultare un dibattito politico a “bassa risoluzione”, nel quale non si riesce a volare più in alto della reciproca attribuzione di responsabilità. Un botta e risposta che in verità non convince nessuno, lasciando i più schierati ciascuno dalla propria parte, e gli altri, al solito, tra lo schifato e l’indifferente. Se la situazione dei conti è così difficile, non sarebbe più saggio ammettere ciascuno i propri errori, per poter finalmente guardare avanti invece che indietro? Per i cittadini sarebbe un momento di verità anche su se stessi, dato che la strada percorsa fin’ora ha avuto in qualche modo sempre un suo consenso. E quanto sarebbe più definita l’immagine se tutto il ragionamento non fosse fatto isolando quanto viviamo a Rieti dal contesto più generale della nostra epoca?

L’alternativa sembra stare tra il rimanere immobili dentro un ambiente conosciuto e l’aprirci a un mondo che solleva dubbi e preoccupazioni. Ma non sarebbe poi così strano avvertire un bisogno di chiarezza in tempo di Quaresima. L’attesa della Pasqua contiene anche l’invito a fermarsi a fare il punto, per riconoscere in cosa abbiamo fallito, per capire dove ci troviamo e avviare una conversione, offrendo alla vita la possibilità di riprendersi e ricominciare.

Non è detto che la “bassa risoluzione” che pervade la nostra quotidianità debba essere per forze una cosa negativa. A volte cediamo alla nostra naturale superficialità, ma molto spesso interpretiamo la realtà e le cose scegliendo semplicemente quelle che ci sembrano migliori, liberandoci dal peso di quelle che ci tengono coi pensieri ancorati a terra.