Un “Selfie” mal riuscito. Simona Ventura torna in prima serata su Canale 5 all’insegna del trash

Dopo i (lontanissimi) fasti di una carriera televisiva che le ha riservato non pochi momenti di celebrità, la rediviva Simona Ventura è tornata a occupare la prima serata alla conduzione di “Selfie – Le cose cambiano” (Canale 5, lunedì ore 21.25). L’altisonante tono di (auto)presentazione di questa nuova produzione parla di una trasmissione che “conduce i concorrenti in un percorso di rinascita e rinnovamento, regalando loro l’opportunità di ricominciare proprio da se stessi…”. I puntini di sospensione sono originali e lasciano lo spazio non soltanto all’immaginazione ma anche – soprattutto, per quanto ci riguarda – alla critica: se l’idea di un rinnovamento personale può essere accattivante, la struttura e le modalità inevitabilmente spettacolari della produzione spostano la proposta decisamente sul versante del peggiore “trash” televisivo.

L’immancabile giuria – comprendente lo schermidore Aldo Montano, la soubrette Tina Cipollari, la valletta Paola Caruso, la marchesa Daniela Del Secco d’Aragona e la web star Yuri Gordon – è chiamata a valutare e commentare la correttezza dei percorsi di rinnovamento suggeriti, con l’aiuto della giuria popolare. Il format è quello tipico di un “factual”, ovvero di uno di quei programmi che cambiano la vita a gente comune e che tanto vanno di moda nella tv contemporanea.

Le cose, dunque, cambiano anche grazie alla tv. O, almeno, questo vogliono farci credere. Il problema è “come”. L’intervento sulle fragilità personali e sulle debolezze umane è roba da psicologi, chirurghi o specialisti. Un compito tanto delicato e impegnativo quale è quello di decidere chi ha bisogno di un supporto psicologico o fisico non può certo essere affidato a questo variegato gruppo di protagonisti dello show system. Insomma, ancora una volta si gioca con la vita delle persone per fare audience e il fatto che i concorrenti si candidino spontaneamente a partecipare al programma non costituisce un attenuante rispetto al bassissimo livello di questa proposta, né attenua la percezione di un approccio speculativo e voyeuristico (nient’affatto nuovo, purtroppo) alla condizione delle persone comuni che diventano protagoniste mettendo “in piazza” i propri limiti.

Non solo: si scatenano spesso discussioni e litigi fra giurati e mentori, evidentemente preoccupati più di farsi notare per eventuali nuove scritture che di “aiutare” effettivamente chi si presenta in scena chiedendo assistenza. La produzione, manco a dirlo, è curata dalla società Fascino, che fa capo a Maria De Filippi, reginetta della tv relazional-impicciona, nonché moglie dell’intramontabile Maurizio Costanzo. Può ben sgolarsi la Ventura ad affermare che questo è “un programma di servizio”. Basta guardarne 5 minuti per capire che si tratta di tutt’altro: la finta missione sociale maschera l’ennesima cinica speculazione sui casi umani.