Un eccesso di democrazia?

La democrazia non sarà la migliore forma di governo, ma per ora teniamocela stretta.

I padri costituenti inserirono nel nostro ordinamento l’istituto del referendum abrogativo per consentire ai cittadini, raccolte un certo numero di firme e avuto il placet della Corte Costituzionale, di intervenire direttamente nella abrogazione delle leggi, potendo anche attuare forme di elaborazione delle leggi come quelle, praticamente mai realizzate, cosiddette di iniziativa popolare.

Ma il referendum è valido solo se si reca a votare la maggioranza più uno degli elettori, un quorum molto alto, che si realizza in pratica solo quando sono in discussione norme e beni della vita individuale e sociale che stanno particolarmente a cuore ai cittadini.

Quello per il quale siamo convocati il prossimo 12 giugno è un triplice referendum: acqua (pubblica o privatizzazione?), nucleare (sì o no?) e legittimo impedimento, quello che riguarda l’impossibilità di chiamare a giudizio chi ricopra cariche istituzionali di primo livello.

Sarebbe interessante e utile qualche piccola riflessione su ognuno dei tre. Acqua: molti dicono che l’acqua è di tutti e amenità di questo tipo; propongo una argomentazione contro tutte. Le privatizzazioni che si sono fatte, tutte, fino a oggi, sono state un fallimento, perché mettono nelle mani di privati (i più ricchi, naturalmente) beni che avrebbe l’onere di gestire la pubblica amministrazione e gli enti locali che hanno già personale a sufficienza per far fronte alle esigenze; se questo personale non produce si devono trovare i modi per farlo produrre, altrimenti è un costo per i cittadini il personale sfaticato e un ulteriore costo quello della gestione del bene da parte del privato. Non è solo questione di acqua!

Nucleare: la tragedia del Giappone ci ha messo addosso una gran paura, anche se è vero che con le sole energie alternative non possiamo far fronte, né ora, né mai, alle esigenze soprattutto delle fabbriche. Però dobbiamo dire che il popolo italiano si espresse già, sull’onda di Chernobyl, sul fatto che il nucleare non lo vogliamo.

Come vorrebbe fare il governo? Un decreto legge per ritirare la legge sulla reintroduzione del nucleare, così da annullare il referendum, in quanto la Costituzione dice che se nel frattempo interviene una legge il referendum non si fa più. Giustamente hanno detto illustri costituzionalisti italiani che un decreto legge non può essere fatto, perché deve avere i requisiti della “straordinaria necessità ed urgenza”, cosa che non è in questo caso, né vi sarebbero i tempi per fare una legge, anche se basta farla di un solo articolo.

Legittimo impedimento. Può essere chiamato in giudizio un presidente del Consiglio dei ministri? La risposta è sì, in base al principio della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, però dobbiamo dire anche che molti procedimenti giudiziari a carico di S. B. sono iniziati sul nulla e sono finiti in una bolla di sapone perché privi di seri indizi e soprattutto di prove.

Al di là dello sforzo fatto da parte di S. B. di fare leggi ad personam, quando i procedimenti sono andati fino in fondo, non hanno sortito effetti, facendo apparire il tutto come uno strumento per screditare una delle più alte cariche dello Stato.

Il referendum non è un eccesso di democrazia, anzi ci vorrebbe pure quello confermativo, oltre che abrogativo, e dare un impulso ulteriore alle leggi di iniziativa popolare.

Si deve andare a votare per il referendum comunque, anche se dovesse essere superfluo quello sul nucleare, per evitare che vadano alla malora quei due sull’acqua e sul legittimo impedimento.

Non è che la democrazia sia la migliore forma di governo, ma per ora teniamocela stretta.