Un anno contro il lavoro

È un anno che Matteo Renzi è Capo dell’Esecutivo e le politiche sul lavoro che sta mettendo in atto hanno reso molto doloroso il rapporto degli italiani con il futuro, con la loro fiducia in una vita dignitosa.

Il governo e il parlamento hanno usato tutto il tempo a disposizione e tutte le loro energie per approntare riforme che non servono e di cui non importa un bel niente agli italiani che si aspettavano risposte ben più consistenti.

La riforma del Senato e della legge elettorale sono soltanto sistemazioni di facciata e sembrano soprattutto finalizzate a tutelare la casta e le numerose sottocaste che si slurpano una cospicua fetta delle risorse economiche.

Quanto al lavoro non sono stati fatti progetti significativi di sviluppo e di investimento, ma soltanto il cosiddetto Jobs Act, cioè rendere il lavoro sempre più precario e il lavoratore sempre più sottoposto agli eventuali umori del datore di lavoro e alle variabili contingenti del mercato.

Vere politiche a favore del lavoro dovrebbero partire da una seria detassazione del lavoro per favorire scelte coraggiose del datore di lavoro e investimenti, innovazione, nuovi ambiti di produzione.
Il governo avrebbe dovuto privilegiare il Made in Italy, in tempo di carestia si deve pensare prima a casa propria, evitando la fuga all’estero di imprese e capitali, e l’ingresso di merci dozzinali, mentre con la mania di spremere fino all’ultima goccia di sangue gli imprenditori non ha fatto altro che favorire un’emorragia spaventosa di vitalità economica e produttiva.

In pratica la politica complessiva del governo mira a conservare costosissimi baracconi a livello centrale e a mortificare i centri locali di prossimità al cittadino: smantellamento delle province, con tutto ciò che ne consegue, riduzione delle risorse per le scuole, impoverimento dei comuni, costretti ad aumentare la tassazione per far fronte alle necessità, riduzione delle risorse per la salute.
Le riforme strutturali che andavano fatte dovevano riguardare prima di tutto gli enti centrali dello Stato, che hanno continuato a sperperare senza ritegno.

A detta di Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, Renzi è stato addirittura peggiore di Berlusconi, estromettendo il sindacato da ogni confronto e consultazione.

E le consultazioni fatte, ad esempio, con il mondo della scuola, sono state disattese completamente nella misura in cui non erano compatibili con il disegno del Governo.

Una cosa è certa: questo Governo non solo non è di sinistra, ma addirittura sembra peggiore di quello di destra.

Il futuro non sembra roseo, mentre una folta schiera di baronetti sfacciati continua a sguazzare nel benessere più vergognoso: un avvocato dirigente della regione Sicilia, oggi, un certo Paolo Modica e un altro cognome, ex nobile blasonato, si può permettere di andare in pensione a 53 anni con 12 mila euro al mese, ed è assurto all’onore delle cronache perché ha chiesto che questi bei soldini gli siano accreditati in Tunisia per non pagarci le tasse.

Di gente così ce n’è tanta, troppa, e le risorse che risucchia dovrebbero servire per essere ridistribuite in modo più equo, ad altri lavoratori e a chi non ha mezzi.

Il rottamatore sta rottamando tutto, ma non era questo quello che serviva all’Italia e che tutti ci aspettavamo.

Staremo a vedere.