Comunità Emmanuel: la tossicodipendenza è una malattia di tutta la famiglia

Prosegue il nostro ciclo di incontri con gli operatori della Comunità Emmanuel per comprendere il mondo delle dipendenze. Stavolta abbiamo chiesto alla Dott.ssa Anna Laura Cugia di parlarci delle famiglie e del loro rapporto con parenti tossicodipendenti.

Prima di tutto come sei arrivata a lavorare in comunità e qual è il tuo ruolo oggi?
Attualmente sono viceresponsabile di questo centro e sono un sociologo educatore. Sono arrivata alla comunità come volontaria nel 1987 insieme a don Paolo Blasetti, immediatamente ho iniziato ad affiancarlo nella conduzione della scuola genitori del centro psicopedagogico di Rieti. Dopo un paio d’anni di affiancamento mi ha dato la responsabilità della conduzione del gruppo che continua ancora oggi con il nome di scuola famiglia.

In che senso la tossicodipendenza è una malattia che riguarda tutta la famiglia, se non addirittura una malattia della famiglia?
Non è una malattia della famiglia. Certo, come sociologo non posso non considerare il gruppo familiare come perno di tutto un sistema, che è il sistema sociale più ampio, nel quale si origina e prende forma l’individuo. È la famiglia che dà le basi iniziali del vivere in società e forma il carattere della persona. Quando poi questa persona entrerà in società, si “contaminerà” con gli stimoli della società ampia e acquisirà una propria personalità. Quindi si parte dalla famiglia perché sono convinta, così come è convinto anche L’Emmanuel, che la famiglia sia un po’ l’origine sia del benessere che del malessere dell’individuo. In seno a questa famiglia bisogna ricercare la causa del disagio della persona che poi, entrata in società, può manifestare come dipendenza patologica. Quindi nella relazione tra genitori e figli, ma anche nella relazione coniugale, perché anche i genitori sono stati figli e hanno appreso come fare i genitori, se l’hanno appreso, e questo viene riversato nella loro famiglia e nel rapporto prima coniugale e poi genitoriale.

I familiari si considerano traditi o piuttosto si sentono in colpa per non aver “bloccato” la dipendenza?
Si procede per fasi successive. È ovvio che il primo sentimento da parte dei familiari è di “tradimento”. Come a dire: io ho fatto tutto per mio figlio, come è possibile che mi ripaghi in questo modo? Il primo approccio è sicuramente un gettare figurativamente dei sassi: io ho fatto questo, ti ho comprato quello, tu perché non hai risposto in modo conveniente come i tuoi fratelli? La presa di coscienza che c’è una corresponsabilità nel manifestarsi del disagio della dipendenza patologica avviene successivamente. Questa presa di coscienza è fondamentale per poter fare in modo che cambino il sistema familiare e la modalità di relazione all’interno della famiglia. Che è fase primaria per poter ricostruire modalità di relazione nell’ambiente sociale.

Quindi anche i familiari, come gli utenti, devono prendere consapevolezza della dipendenza?
Dirò di più, molte volte i familiari non vogliono vedere. Non vedono proprio il problema del figlio. Alcune volte mi è capitato di sentire genitori che dicono: se si fosse limitato a fumare qualche canna lo avremmo perdonato, ma ridursi così non possiamo permetterlo. Quindi la prima cosa è rendersi conto che c’è un problema, così come lo è per il figlio capire che la sua è una condizione di dipendenza patologica e mettersi così nella condizione di cura.

Anche per i familiari è consigliabile un qualche percorso terapeutico?
Assolutamente si. Ci sono delle famiglie che presentano delle disarmonie all’interno della relazione genitoriale o coniugale. Il nostro centro offre l’opportunità di fare consulenze sia di coppia che individuali. Ma poi anche a livello di psicoterapia a seconda delle necessità del problema.

Per finire una piccola provocazione. In una famiglia sana non ci sono dipendenze?
Mi sono resa conto che quasi tutte le famiglie che ho incontrato sono famiglie sane. Raramente mi è capitato di sapere che all’interno della famiglia ci fossero un padre o una madre dipendenti patologici. Perche in realtà si comincia a parlare di relazioni, la relazione sana può esserci anche tra persone con problemi, per assurdo. E soprattutto problemi di relazione ci sono tra familiari normali.