The Avenger – Civil War: tra libertà e compromesso

Da giovedì scorso è uscito nelle sale italiane l’ultimo capitolo della ormai colossale saga Marvel. The Avenger – Civil War vede scontrarsi tra loro i due beniamini degli episodi precedenti: Captain America e Ironman. Da una parte e dall’altra si schierano gli altri supereroi con la prima partecipazione, molto attesa dai fan, di un giovane Spiderman.

Chi vincerà? Non è il caso di fare spoiler, anche considerando la relativa fatica di seguire le due ore e mezza della pellicola. A dispetto della lunghezza il ritmo è davvero serrato, specialmente nella scena iniziale e nelle varie sfide tra buoni. E si perché nel corso del film è molto difficile schierarsi senza perlomeno comprendere la posizione avversa.

Qual è la pietra dello scandalo? Non riveliamo nulla dicendo che la materia del contendere è in fondo la libertà. Il supereroe è posto di fronte alla necessità di aiutare gli altri, anche a costo di sacrificare alcune persone per salvarne molte di più. Dove sta il confine? È questo un classico problema morale che riguarda il rapporto mezzi-fini e il concetto di responsabilità. E qui è il punto di divisione tra i due schieramenti: un compromesso (non diciamo con chi) permetterebbe di agire con maggior tranquillità, ma al prezzo di dipendere da un autorità esterna. In pratica si baratta un po’ di libertà per sollevarsi dalle eccessive responsabilità, se non dai veri e propri sensi di colpa come sanno gli appassionati del genere.

Al di la di effetti speciali, colpi di scena e pugni in faccia questo è un aspetto fondamentale e molto interessante del film, qualcosa che potrebbe interessare anche altri pubblici cinematografici, se non addirittura qualche filosofo di professione. Libertà è responsabilità, non c’è modo di uscire da questa relazione, grandi o piccoli che siano i nostri poteri.