Terremoto: vescovi Centro Italia, «nella ricostruzione rendere le comunità partecipi»

Come impedire quei piccoli “cortocircuiti” che generano una comunicazione poco efficace? In che modo indirizzare eventuali donazioni da parte di comunità e parrocchie desiderose di riavere la propria chiesa? Nell’incontro svoltosi ieri a Macerata con il commissario straordinario del Governo per la ricostruzione, Vasco Errani, il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, e il segretario generale del ministero per i Beni e le Attività culturali, Antonia Recchia Pasqua, diversi sono stati i vescovi del Centro Italia che hanno chiesto ai vertici dello Stato indicazioni precise sulla messa in sicurezza dei beni architettonici, secondo la linea già tracciata, peraltro, al tavolo tecnico della Conferenza episcopale italiana.

Presente all’incontro anche don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio Cei per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto. Secondo monsignor Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, “sono tre i tipi di intervento da seguire: messa in sicurezza in senso classico, recupero funzionale e, infine, restauro e ripristino”. Sempre per le Marche, poi, è monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, a delineare il quadro in cui le Chiese locali sono chiamate a procedere: “Avvertiamo la necessità di una programmazione per svolgere con tranquillità il lavoro, anche a fronte dei disagi causati dal maltempo e tenendo conto della diversità dei nostri territori, ciascuno con peculiarità diversissime tra loro”.

Alle sue considerazioni si aggiungono quelle di monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, che evidenzia “il clima positivo che si è comunque creato a partire da quel 24 agosto e che ci incoraggia a fare proposte”. Proposte in cui i compiti “non siano demandati” e che coinvolgano “la gente”, aggiunge il vescovo di Ascoli Piceno, parlando di una programmazione capace di rendere “partecipi” le comunità “che non devono scoraggiarsi”, affinché “si sentano stimolate a impegnarsi nella progettazione: la formula vincente risiede proprio in questa collaborazione reciproca”. Quindi, la richiesta da parte di mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, che, ribadendo la gratitudine per gli sforzi compiuti dallo Stato, sollecita “l’acquisizione di un metodo e di un ritmo, attraverso una regolarità di incontri capaci di portare frutto. Se quindi, ai primi di marzo, ci fosse l’opportunità di avere un altro momento come questo, ci sarebbe d’aiuto per non perdere le fila di un impegno che ci vede come interlocutori in dialogo”.