Dalla terra desolata alla luce della speranza

Cento anni fa usciva una importante raccolta di Eliot, “Prufrock ed altre osservazioni” che ci aiuta a capire la crisi dei valori agli inizi del Novecento

“Lei è, signora, l’eterna umorista,
l’eterna nemica dell’assoluto, che dona
ai nostri vagabondi stati d’animo
la più sottile delle deviazioni”.
Cent’anni fa usciva una raccolta di uno dei più grandi poeti del Novecento, Thomas Stearns Eliot, dal titolo “Prufrock e altre osservazioni”. Cento anni fa vuol dire 1917, prima quindi del capolavoro assoluto, quella “Terra desolata” che è uno dei più geniali ritratti lirici di una generazione senza speranze e senza fede. Dopo la quale ci sarebbe stata la rinascita del “Mercoledì delle Ceneri”. Già in “Prufrock”, lo si nota dai versi che abbiamo posto in apertura, vi era la descrizione poetica di un’umanità scettica, senza più un faro, pronta a demistificare ogni cosa, a trovare una spiegazione logica da rimettere in discussione subito dopo. Sicuramente l’anticamera della Terra desolata, ma nello stesso tempo la presenza di una speranza. Il maestro di Eliot, Dante, aveva trovato la guida verso la salvezza alle porte degli inferi, ai margini della selva della perdizione. E non poteva non essere così per l’ “allievo” anglo-americano. In “Prufrock”, oltre alla solitudine, all’inquietudine, alla desolazione di una società sazia e infelice vi è una luce aurorale, che manda qualche piccolo barlume a notte ancora fonda. Intanto le continue citazioni di padre Dante, come se negli inferi della modernità toccasse a lui fare da Virgilio al giovane Eliot perduto nella foresta del vizio e dell’insoddisfazione. E poi la presenza costante di riferimenti biblici, soprattutto l’Ecclesiaste, quel dirsi che c’è un tempo per ogni cosa: “Ci sarà un tempo per uccidere e creare,/ e tempo per tutte le opere e i giorni delle mani/ (…) Tempo per te e tempo per me,/ e tempo anche per cento indecisioni”; la presenza dell’episodio di Lazzaro che torna dalla morte (in questo caso la mancanza di valori della società contemporanea) ad avvisare i vivi di ciò che li attende se non cambiano strada: “Io sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti,/ torno per dirvi tutto, vi dirò tutto”.
Un’opera già “purgatoriale” perché nel buio delle tentazioni, degli amori senza amore, dei tradimenti, della guerra, dell’indifferenza, fa capolino il magistero di ciò che è stato detto tanti secoli prima e che inizia a rivelare –in un processo che non a caso si chiama Epifania!- il suo senso profetico.
Opera capitale, questo “Prufrock”, che tra l’altro viene costantemente ripreso da poeti, narratori e musicisti di ogni tempo. Tutte le cose hanno un senso riposto, e il senso di questa è nella notte che lascia già intravedere una futura alba. L’immagine femminile che qui appare incerta, sfuggente e insieme troppo materiale, nella luce ritrovata del “Mercoledì delle Ceneri” diverrà una delle icone poetiche più struggenti e perfette della letteratura di tutti i tempi, immagine di quella Madonna che vuol dire infatti “mia signora”: “Signora dei silenzi/quieta e affranta/ consunta e più integra/ rosa della memoria/(…) la Rosa unica/ ora è il Giardino/ dove ogni amore finisce/ terminato il tormento dell’amore insoddisfatto”. Una dichiarazione d’amore che diventa Amore salvifico, proprio come in padre Dante.