Teoria gender, Iacopini (diocesi di Rieti): «è classificazione e pregiudizio»

Si è svolto nella mattinata dell’11 aprile presso l’Auditorium Varrone il convegno “Sesso, sessualità e identità di genere tra autodeterminazione e discriminazione”, organizzato dall’Ufficio Scuola e da quello per la Pastorale Sanitaria della Diocesi di Rieti con la partecipazione del prof. Pietro Grassi dalla Pontificia Università della Santa Croce e del dott. Paolo Di Benedetto.

«Chi è senza peccato scagli la prima pietra» Con questa provocazione il diacono Nazzareno Iacopini – direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute – ha esordito introducendo l’incontro. «Ma chi scaglia la prima pietra?» ha domandato, e la risposta: «Chi giudica».

«L’identità di genere, l’identità sessuale – ha quindi chiarito Iacopini – è classificazione, giudizio, pregiudizio, e questo è un male. Ricordiamo quello che è stato fatto, non molti anni fa, in nome della classificazione in tutta Europa. Sei milioni di morti in nome del nulla. Del dio della razza che non esiste. Vorrei ricordare, inoltre, come dice Papa Francesco: io non sono nessuno per giudicare chiunque cerchi Dio, anche se omosessuale o trans gender».

«È nostro compito aiutare voi ragazzi a capire e a comprendere ed ad accettare il diverso» ha sottolineato il diacono. «È nostro compito aiutarvi ad amare. Chi ama accoglie, non separa, né divide.
Vorrei che ognuno di voi ragazzi, abbia di fronte la parabola del buon samaritano: accogliere chi soffre e cerca Dio. Solo lui è l’unico giudice, questo non solo per chi soffre i mali del corpo o dello spirito, ma anche per la propria identità sessuale».

L’invito, «cristianamente» è quello a «non discriminare le persone che non hanno una identità sessuale eterosessuale. Vorrei ricordare che dall’amore, dal dono di se agli altri, raramente viene qualcosa di male. La Chiesa cattolica chiama a se tutti i suoi figli, non fa distinzioni, in quanto ama tutti quelli che in essa si riconoscono e cercano Dio. Siamo una Chiesa universale, e chi mi è fratello in Dio, è mio fratello nonostante la sua identità: che possa derivare dal colore della pelle, dal sesso o dal suo modo di vivere la sessualità. La nostra vuole essere una battaglia per distruggere il pregiudizio. È il più grande ostacolo ad una vita comune, ricordando che chi ci è fratello in Cristo è nostro fratello».

Foto Massimo Renzi.