La stauroteca in argento e cristallo di rocca

Dell’apparato di oggetti sacri proveniente dal lascito Lutani Camisati fa parte una stauroteca in argento, argento indorato e cristallo di rocca, lavorata a sbalzo e cesello, databile alla prima metà del XV secolo.

Per prima Luisa Mortari ne mise in risalto i caratteri tipici dell’oreficeria franco-tedesca francese particolarmente marcati nella figura del Cristo crocifisso, modellato a tutto tondo. Il piede della croce dal singolare profilo mistilineo è in argento sbalzato e indorato ed alterna più usuali motivi floreali ad eleganti e fantastici animali araldici – l’orso ed il leone – lavorati a bassorilievo. Nell’impugnatura, in argento cesellato e sbalzato con doratura losangata, sono innestati due globi di cristallo di rocca.

staurotecaLa reliquia della vera Croce, un piccolo frammento nelle cui fibre si ravvisa una scheggia di legno, è racchiusa in una corona circolare innestata alla teca. Lungo il fusto ed i bracci della stauroteca s’inanellano traslucide sfere in cristallo di rocca di dimensioni scalari. Alcune delicate figurine fuse a rilievo sono distribuite sui lobi della croce: a sinistra è San Marco, a destra è San Luca, sul lobo dell’asta è San Giovanni evangelista.

Mario Scalini, curatore della mostra A bon droyt Spade di uomini liberi cavalieri e santi allestita presso il Museo Archeologico Regionale di Aosta dal 29 giugno al 4 novembre 2007, poi riproposta a Firenze dal dicembre 2007 all’aprile 2008, rimarca proprio a proposito della stauroteca del Museo Diocesano di Rieti come di frequente elementi globulari di cristallo di rocca o di diaspro già parte integrante di impugnature di armi bianche fossero riutilizzati nella più tarda produzione di reliquiari: «in via ipotetica, è possibile confrontare il pomo di cristallo di rocca e il pertinente supporto lavorato a faccette, che si trova alla base della croce stazionale del duomo di Rieti (…) con quella che parrebbe essere la parte superiore di un bordone da pellegrino animato, credibilmente appartenuto a un templare e conservato al Museo Nazionale del Bargello (…)».

L’analisi convincentemente condotta dallo Scalini parte dall’osservazione che agli Ordini cavallereschi competeva garantire la sicurezza degli itinerari dei pellegrinaggi che congiungevano i luoghi sacri dell’Europa e del vicino Oriente, da Finisterre a Gerusalemme, attraverso la rete fittissima degli hospitalia e degli eremi che costellavano le antiche contrade.

Dunque, frequentemente all’elsa delle spade si conferiva la struttura di una croce, i bordoni dei pellegrini imitavano nella forma i pastorali dei vescovi celando all’interno stocchi affilati.

Lo scioglimento dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio avrebbe così ispirato fino al XV secolo il riutilizzo parziale delle impugnature in diaspro ed in cristallo di rocca, attraverso una sorta di riconsacrazione all’interno di oggetti di uso liturgico o devozionale.