La statua della Madonna di Fatima ad Amatrice. Il vescovo: «Dio scrive diritto sulle righe storte degli uomini»

Il 13 maggio, mentre papa Francesco a Fatima dichiarava santi Francesco e Giacinta Marto, ad Amatrice è arrivata la statua della Madonna di Fatima benedetta dallo stesso Bergoglio. L’iniziativa è promossa dalla Sezione romana-laziale dell’Unitalsi ha visto l'associazione consegnare al sindaco di Amatrice le chiavi di una casa prefabbricata per la famiglia di una persona disabile.

In occasione dell’arrivo ad Amatrice della statua della Madonna di Fatima, il vescovo Domenico ha celebrato la messa nel palazzetto dello sport con i malati e i volontari dell’Unitalsi di Roma e del Lazio

Una grande commozione ha accompagnato, nella giornata di ieri, la statua della Madonna di Fatima ad Amatrice. L’iniziativa, promossa dalla Sezione romana-laziale dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali), in collaborazione con la sottosezione di reatina dell’associazione, è stata riuscita come un momento di speranza, condiviso dai malati accompagnati dai tanti volontari giunti da tutto il Lazio, con i cittadini colpiti dal sisma.

L’ha riconosciuto anche il vescovo Domenico, che arrivato nel palazzetto dello sport attraverso la “zona rossa”, ha colto una sorta di parallelo tra le macerie lasciate dal sisma e lo scenario delle apparizioni Fatima. Nel buio dell’«inutile strage» della prima guerra mondiale, infatti, «cresceva accanto a tre bambini una speranza che avrebbe cambiato la storia degli uomini. È accaduto più volte nella storia – ha spiegato mons. Pompili Dio scrive diritto sulle righe storte degli uomini».

Mentre siamo nel mezzo di una situazione di crisi non ce ne rendiamo conto, ma a distanza di tempo, se ciascuno facesse riferimento anche alla propria esperienza personale, dovrebbe riconoscere che proprio il momento in cui si è sotto scacco, proprio il momento di fallimento e della sconfitta, diviene la condizione per una novità, un qualcosa di inedito.

In questa apertura don Domenico ha indicato la ragione della presenza dell’Unitalsi ad Amatrice: «Non siete qui semplicemente per attestare un gesto di vicinanza, per compiere una passeggiata in montagna. Siete qui perché voi ve ne intendete di cosa vuol dire raddrizzare le righe storte. Perché voi non vi rassegnate alle storture dell’esistenza, ma fate del vostro servizio alle persone ciò che cambia i connotati alla realtà anche quando questo sembra difficile».

Letta così, la visita dell’Unitalsi ad Amatrice sembra essere molto di più che un gesto di amicizia. Sta piuttosto ad indicare che le scosse che hanno tramortito il nostro territorio, devono poter diventare l’occasione per una «riscossa».

È una speranza alla quale ci si può affidare, ha avvertito il vescovo, «se crediamo – al di là dell’ottimismo della volontà – che Dio scrive sulle righe storte», e che lo fa chiamandoci in causa. Un appello al quale fa eco la domanda posta da Maria a Fatima. Da ultimo è venuta a chiedere «di offrire, anche noi, noi stessi». È infatti la capacità di ciascuno di impegnare se stesso «ciò che passa tra la riscossa e la realizzazione».

Quando Dio ci chiama in causa, chiede a ciascuno di fare la differenza. Dio ci prende così sul serio da attendersi da ciascuno di noi il contributo senza il quale le cose le righe storte non tornano diritte.

È l’offerta che ciascuno fa di se stesso a fare la differenza: nessun miglioramento può essere semplicemente atteso dalle istituzioni e dalla società. Di conseguenza, «nessuno a deve sentirsi escluso da questa possibilità di una trasformazione. Ciascuno deve sapere che senza il proprio contributo non è possibile passare dal sogno alla realtà. La fede – ha concluso don Domenico – è sempre impegnativa».

Foto di Daniela Rusnac