Spending Review e riordino delle Province: la Terni-Rieti sarebbe un’occasione per entrambe

L’accorpamento tra le province di Terni e Rieti può rappresentare un’occasione di crescita per entrambe.

La Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio 2012, in attuazione dell’art. 17 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, ha determinato la cancellazione delle province italiane delle regioni a statuto ordinario non rientranti nei parametri stabiliti dal decreto stesso, ossia una popolazione e una superficie minime rispettivamente di 350 mila abitanti e 2.500 kmq.

Questo significa che le province soppresse della stessa regione dovranno accorparsi tra di loro in modo da raggiungere i suddetti parametri. La Provincia di Rieti non soddisfa il requisito degli abitanti, avendone soltanto 160 mila circa. Per questo motivo si suppone che si unisca alla Provincia di Viterbo, anch’essa cancellata dalla Spending Review. Il capoluogo della nuova provincia sarà la città con il maggiore numero di abitanti, quindi Viterbo.

Questo nuovo riassetto delle province sta creando molte polemiche tra quelli che sostengono sia giusto tagliare costi inutili e quelli che invece le considerano entità fondamentali per la sopravvivenza dei territori sostenendo che gli sprechi siano da cercare altrove. Una cosa però è certa: non si possono tracciare confini ricorrendo a dei parametri numerici, senza tener conto delle specificità dei territori. È un modo di fare legato al passato che nel corso della storia ha causato molti danni.

A questo punto, l’accorpamento delle province di Rieti e Terni risulterebbe più logico di quello con Viterbo, ma per il passaggio in un’altra regione si deve ricorrere ad un referendum. Tra i territori delle province di Rieti e Terni ci sono legami storici, continuità territoriale, affinità sociali, economiche e culturali. Per noi sabini significherebbe un ritorno alle origini; la Provincia di Rieti, infatti, è stata istituita nel 1927 e il Circondario di Rieti ha fatto parte della Provincia di Perugia fino al 1923, anno in cui passò al Lazio. Nel 1927 poi, unendosi al Circondario di Cittaducale (Provincia di Aquila degli Abruzzi) formò la nuova Provincia di Rieti.

Ma per capire meglio i legami storici tra i due territori bisogna andare più indietro nel tempo. Nelle fonti letterarie antiche i Romani chiamavano sabini, oltre le popolazioni che vivevano nelle terre tra Roma e i Monti Sabini, anche quelle sottomesse dei territori di Reate (Rieti), Nursia (Norcia) e Amiternum (Amiterno). Se ci soffermiamo sulla carta di Giovanni Maggi del 1617, l’antica terra del “popolo Sabino” era così delimitata: a ovest dal Fiume Tevere, a sud dal fiume Aniene, a nord dalla valle del Nera e ad est da Amiternum e Carsioli (Carsoli). In pratica, la Sabina, oltre che sul territorio dell’attuale Provincia di Rieti e parte di quella di Roma, ricadeva in parte anche nelle odierne regioni Umbria e Abruzzo.

I motivi per cui Rieti dovrebbe unirsi a Terni, ovviamente, non sono limitati soltanto ai legami con il passato, altresì sono strettamente connessi con il futuro, perché correlati con le opportunità che si prospettano per affrontare le sfide del domani. Tutte le province del Lazio hanno risentito degli squilibri sociali ed economici tipici di questa regione perché è quella che presenta i maggiori squilibri e le più pesanti instabilità produttive, originate da un modello di sviluppo economico che a sua volta ha prodotto disparità ed emarginazione.

La presenza della Capitale ha chiamato il Lazio a rivestire il ruolo di fulcro della vita politica ed amministrativa della nazione, imponendone il ridotto sviluppo delle attività industriali volutamente tenute lontano. Le cause principali degli squilibri regionali sono da ricercare nel processo di accorpamento che ha determinato la composizione dell’attuale regione amministrativa. Tale processo si è realizzato attraverso l’annessione di diverse aree con caratteristiche socio-culturali e morfologiche diverse. Ancora oggi esse stentano ad amalgamarsi e a trovare un comune denominatore. Un’altra causa degli squilibri regionali è la presenza di Roma, che svolge un ruolo egemone all’interno della regione accentrando in sé tutte le attività economiche. L’istituzione dell’area metropolitana di Roma, prevista anch’essa dal decreto, con conseguente cancellazione della provincia di Roma, non farà che accentuare questi squilibri.

Fondamentalmente per questi motivi, la Provincia di Rieti non è mai riuscita a valorizzare il suo territorio per poterne trarre dei benefici economici, a differenza dell’Umbria che ne ha fatto nel tempo un modello di sviluppo vincente. Pur avendo delle caratteristiche in comune con essa, come il patrimonio culturale e storico-artistico, quello paesaggistico e ambientale-naturalistico, la specificità dei prodotti tipici locali, Rieti non è mai riuscita a trarne vantaggio, proprio a causa, tra i vari motivi, del potere accentratore di Roma.

Se l’obiettivo da raggiungere nell’immediato futuro è quello di creare delle condizioni di sviluppo che possano rendere autosufficiente questa area, la valorizzazione delle proprie risorse risulta essere essenziale. Questo obiettivo deve essere perseguito insieme ad altre realtà omogenee e contigue al proprio territorio. L’Umbria è un modello da seguire in materia di valorizzazione del territorio e l’unione delle due province può rivelarsi un’opportunità veramente importante per entrambe.

L’Umbria prenderebbe così la montagna del Terminillo da sempre abbandonata dalla Regione Lazio e si potrebbe creare un circuito turistico integrato ternano-reatino: i laghi, la cascata delle Marmore, il Terminillo, i santuari, i centri storici, ecc. In questo modo anche le timide iniziative reatine per la valorizzazione del territorio, che vanno avanti ormai da anni con scarsissimi risultati, finirebbero per essere integrate in un contesto più ampio, più sviluppato e maggiormente organizzato. Considerati i problemi di Rieti legati alla sua presenza nel Lazio, il passaggio all’Umbria potrebbe veramente rappresentare un’occasione per uscire finalmente dal tunnel della marginalità.

Aldilà della Spending Review, che allo stato delle cose, deve essere necessariamente interpretata e valutata come occasione di riassetto coerente del territorio, quello che stiamo affrontando è un discorso di più ampia portata che riguarda la tematica del localismo e dello sviluppo delle aree marginali, al centro del dibattito sulle politiche territoriali già a partire dall’inizio degli anni settanta. Per perseguire lo sviluppo, un’area deve condividere un progetto comune, la rete locale dei soggetti deve comportarsi come un soggetto collettivo nel processo di modellamento della società.

Molto spesso il territorio viene concepito come un qualcosa di meramente materiale e passivo rispetto ai comportamenti dell’uomo, senza dare la giusta importanza al ruolo degli attori locali che lo vivono e lo plasmano. Per questo motivo qualunque politica economica, sociale e culturale, se vuole raggiungere i suoi obiettivi, deve occuparsi direttamente del territorio, visto non solo come elemento passivo rispetto al comportamento umano, ma soprattutto come mezzo di modellamento della società e di cambiamento delle condizioni di vita.

L’unione con Viterbo peggiorerebbe soltanto la nostra situazione di isolamento ed emarginazione; la nuova provincia sarebbe articolata in due parti ben distinte di cui Rieti è destinata a ricoprire il ruolo di periferia. Tra i territori delle due province non c’è una consistente continuità territoriale e neanche infrastrutture che permettano collegamenti diretti e veloci fra le due aree.

La continuità territoriale e i collegamenti sono essenziali per la condivisione di obiettivi comuni; con Terni, Rieti potrebbe realmente avere la possibilità di invertire la condizione di isolamento, arretratezza ed emarginazione che da sempre la caratterizza e che ha determinato la debolezza di questo territorio, acquisendo quella forza propulsiva che gli è sempre mancata. Terni, e più in generale l’Umbria, invece, potrebbero allargare il proprio sistema turistico acquisendo nuove risorse e nuove potenzialità.

3 thoughts on “Spending Review e riordino delle Province: la Terni-Rieti sarebbe un’occasione per entrambe”

  1. zoweph

    PERCHE NON IMMAGINARE UN REGIONE APPENNINICA CON RIETI-TERNI PERUGIA E L’AQUILA…? TUTTE INSIEME..UNA REGIONE CON TANTE COSE IN COMUNE..UNA SU TUTTE ..LA MONTAGNA…TANTO ABBANDONATA DIMENTICATA DA TUTTI

  2. Maria Laura Petrongari

    Credo che L’Aquila abbia già i suoi collegamenti verso altri territori .Pure Terni è autosufficiente quanto a collegamenti che sono egregi. Per Perugia stesso discorso. Rieti è isolata da tutto e da tutti da sempre. Così hanno voluto i nostri politicanti e pure i l’indolenza di troppi cittadini. Ora non so chi abbia interesse a raccattarci!!!! Ci vorrebbe uno sforzo ciclopico per creare tanta sinergia: a quali attori fare appello?
    Spero di sbagliare.
    M.Laura Petrongari

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