«I soliti ignoti»

Il programma, riproposto a dieci anni di distanza dalla prima edizione, è affidato ad Amadeus

C’è voluto un lustro per riesumarlo, ma alla fin fine la Rai ha pensato bene di riproporre un quiz che nelle sue prime edizioni aveva riscosso un certo successo di pubblico, in quella fascia preserale (20.40-21.10 circa) che segue il telegiornale e che, con il passare del tempo, è diventata per gli inserzionisti pubblicitari appetibile quasi quanto la prima serata. E così, a distanza di tempo, su Rai1 si è nuovamente materializzato “Soliti ignoti”, con l’inevitabile sottotitolo “Il ritorno”, con la stessa formula di prima e con il cambio soltanto del conduttore: Amadeus ha preso il posto di Fabrizio Frizzi.
Lo schema del gioco è tanto semplice quanto efficace agli occhi del pubblico: il concorrente deve abbinare otto identità professionali ad altrettanti personaggi che ha davanti a sé; se indovina le corrispondenze corrette, incamera il premio in migliaia di euro di volta in volta in palio, vincendo il contenuto della carta d’identità di ciascun personaggio. Ogni risposta corretta aumenta il montepremi, che può anche azzerarsi in caso di risposta sbagliata, quando al personaggio da indovinare è collegato “l’imprevisto”.
Il concorrente può chiedere un ausilio al personaggio misterioso di turno, ricevendone tre indizi che dovrebbero aiutarlo a scoprire la sua identità, oppure può chiedere un incontro ravvicinato in cerca di particolari che facilitino la sua risposta esatta. Nella seconda fase, per poter vincere il montepremi accumulato, il concorrente deve indovinare il parente misterioso di uno degli otto personaggi.
Spesso fra gli otto personaggi, in piedi su altrettanti piedistalli come se si trattasse di un riconoscimento all’americana (il conduttore fa la parte del commissario), trovano posto anche volti noti del mondo dello spettacolo, della canzone o dello sport, la cui identità conosciuta facilita la risposta esatta del concorrente e, per questo, di solito è abbinata a vincite di valore non particolarmente alto. Anche l’ambientazione gioca la sua parte, ricordando un commissariato abbandonato, con il logo del programma ad hoc e la citazione di qualche serie poliziesca famosa.
La vincita finale può essere anche molto cospicua (fino a 500mila euro), il che costituisce pur sempre uno “schiaffo” spettacolare a chi si trova in situazione di ristrettezze o in povertà; la parziale attenuante, rispetto ai programmi in cui la vincita è una questione di pura fortuna e non richiede alcuna abilità, è che in questo caso il concorrente almeno un piccolo sforzo di interpretazione degli indizi deve pur farlo.
Come tutti i fenomeni televisivi di successo, il programma – che nel titolo richiama il famoso film di Mario Monicelli del 1958 – è stato oggetto di citazioni, approdando perfino sulle pagine di “Topolino” nel 2009: nella storia “I Bassotti e gli insoliti ignoti” i noti ladri con la mascherina nera prendono parte a un quiz condotto da Paprizio Sfrizzi, naturalmente imbrogliando per cercare di indovinare le identità nascoste e conquistare il montepremi. Nella scena finale del film “Buona giornata” di Carlo Vanzina (2012) uno dei protagonisti partecipa al programma come concorrente, mentre gli altri personaggi partecipano come identità da indovinare.
La prima edizione del programma è andata in onda dieci anni fa, tra giugno e settembre 2007, l’ultima nel 2012. Il format è ispirato all’americano “Identity”, venduto in diversi Paesi. Fra i suoi elementi di maggior efficacia, come spesso accade in giochi-quiz di questo genere, c’è la possibilità di coinvolgere attivamente i telespettatori. I quali da casa non vincono niente, ma si possono sbizzarrire nel cercare di indovinare le identità degli otto personaggi, magari facendo una gara in famiglia.