Siria: l’appello ai cristiani a tornare di mons. Jeanbart, “Aleppo vi aspetta”. 23 programmi di aiuto per frenare l’esodo dei fedeli

“Aleppo ti aspetta” è l’appello che l’arcivescovo greco-cattolico della città martire siriana, monsignor Jean-Clement Jeanbart, lancia a tutti i fedeli per invitarli a fare ritorno nelle loro abitazioni abbandonate per sfuggire agli orrori della guerra. Perché ciò accada ha messo a punto il progetto “Ritorno” che prevede tra le varie cose, il biglietto di ritorno e aiuti materiali alle famiglie che intendono rientrare in città, dove prima della guerra vivevano 185mila cristiani, mentre oggi, dopo 6 anni di guerra, sono meno della metà. Ma l’attività di aiuto della diocesi greco-cattolica aleppina non si ferma qui…

“Aleppo ti aspetta”

è l’appello che l’arcivescovo greco-cattolico della città martire siriana, monsignor Jean-Clement Jeanbart, lancia a tutti i fedeli per invitarli a fare ritorno nelle loro abitazioni abbandonate per sfuggire agli orrori della guerra che ha visto, dal luglio 2012, la città divisa in due – la zona Ovest, controllata dal governo e quella Est dai ribelli – fino alla completa riconquista delle forze del presidente Assad avvenuta nel dicembre scorso. Anni in cui la popolazione di quella che era, prima del 2011, la capitale economica della Siria, ha dovuto contare migliaia di morti e feriti, patire stenti per la mancanza di acqua, luce, gas, cibo e medicinali, e assistere allo scempio del suo enorme patrimonio artistico e culturale.

Cala paura dell’Isis, ma manca la sicurezza. Oggi la situazione sul terreno va lentamente migliorando, ma come rimarca il metropolita

“manca ancora quella sicurezza necessaria per pensare alla pace in modo duraturo. Nonostante ciò tra la popolazione sembra diminuire la paura di nuove incursioni dell’Isis”. Dopo mesi di black out, da qualche giorno viene fornita in alcuni quartieri l’energia elettrica e presto dovrebbe essere la volta dell’acqua. Acqua e luce: potrebbero essere il primo importante passo per far tornare in città tutti gli aleppini che erano andati via per sfuggire alle bombe.

“Per favorire questo ritorno – rivela il presule – abbiamo lanciato l’appello, ‘Aleppo vi aspetta’, con il quale vogliamo far conoscere il progetto denominato ‘Ritorno’. Si tratta di una iniziativa che si pone come obiettivo di frenare l’esodo dei cristiani dalla Siria, una vera tragedia per la nostra Chiesa. Ad Aleppo, prima della guerra (2011), vivevano 185mila cristiani, oggi stime delle Chiese locali parlano di poco meno della metà.

Riportarli a casa tutti sarà impossibile – molti sono già emigrati all’estero – ma mons. Jeanbart confida nella bontà del progetto e “nella Divina Provvidenza”. In questi anni la sua diocesi greco-cattolica ha potuto sperimentare la generosità di tanti benefattori che hanno reso possibile una serie di programmi di aiuto a vari livelli.

“Progetto Ritorno”. Sarà così anche per questo progetto “Ritorno”, lanciato da poco e che si basa su una campagna di sensibilizzazione tra i fedeli per dare loro la consapevolezza che è possibile restare o tornare in Siria e vivervi in modo sereno.

“Sono sempre di più coloro che, una volta fuggiti, dichiarano di non trovarsi bene nei loro attuali luoghi di accoglienza, di non avere mezzi sufficienti per vivere, e per questo pensano a rientrare soprattutto se dovessero ricevere l’aiuto necessario”, rivela mons. Jeanbart.

Due le categorie di persone cui il progetto si rivolge: “I più fortunati, quelli cioè che hanno i mezzi per vivere e che non chiedono aiuto particolare e, pertanto, sono in grado di rientrare autonomamente ad Aleppo e coloro che, essendo poveri, hanno bisogno di aiuto materiale di incoraggiamento a tornare. A questi ultimi – sottolinea il metropolita – verrà pagato il viaggio di ritorno a casa e offerto un aiuto per vivere dignitosamente in attesa che trovino un lavoro. Aiuto che potrebbe comprendere, laddove necessario, anche la scuola e l’assistenza sanitaria. Oltre a questo, il progetto ‘Ritorno’ prevede anche un sostegno temporaneo (1 o 2 anni) per pagare l’affitto di una nuova casa nel caso in cui la famiglia che torna avesse venduto la propria al momento di lasciare la Siria”. In poche settimane sono 20 i nuclei che hanno fatto ritorno e mons. Jeanbart auspica che “questi siano un segno di speranza per chi verrà dopo”.

“Costruire per restare”. Ma il progetto ‘Ritorno’ non è l’unico promosso dalla diocesi greco-cattolica di Aleppo che, sin dai primi mesi di guerra, si è attivata per fare fronte ai bisogni sempre più urgenti della popolazione, anche musulmana, nonostante il conflitto ne abbia segnato la vita riducendone le chiese da 12 (nel 2011) alle attuali 6 funzionanti grazie ai 15 sacerdoti rimasti. Le 9 scuole gestite dalla diocesi proseguono le lezioni tenute da 250 insegnanti stipendiati e da 60 volontari.

Uno sforzo significativo che porta il nome di “Costruire per restare”, un piano – operativo da oltre due anni – che ingloba 22 programmi di aiuto ripartiti in 4 ambiti: pastorale, educativo, caritativo e lavorativo. “Oggi la situazione è disastrosa – dichiara l’arcivescovo – e come diocesi, insieme alle altre Chiese cristiane, abbiamo cominciato una serie di corsi di formazione professionale in vista della ricostruzione, organizzato finanziamenti per la ripresa delle attività commerciali, prestiti di solidarietà, incontri di sviluppo culturale e umano e dei premi ai nostri migliori alunni per stimolarli a migliorarsi nel campo del lavoro e dello studio”.

“Anche così – conclude mons. Jeanbart – proviamo a ricostruire il nostro Paese, partendo dai suoi cittadini”.