Sindone: due o tre cose che so di lei

Sono personalmente molto affezionato a questa “reliquia” misteriosa e affascinante. Quando prego davanti al Volto dell’Uomo della Sindone, vedo un dono di Gesù per me, per noi, per tutti i cercatori di segni che rivelano la presenza di Dio nella storia.

Cos’è la sindone?

È il lenzuolo nel quale, la sera del venerdì di passione e morte di Gesù, Maria di Magdala, tolto Gesù morto dalla Croce “involvit eum in sindonem” ossia lo avvolse in un lenzuolo-sudario, in attesa poi, passata la festa, di poter lavare, ripulire e seppellire il corpo di Gesù con dignitosa sepoltura. La parola “sindone” vuol quindi dire “sudario”.

Sappiamo che “il primo giorno dopo il sabato” Maria di Magdala trova la tomba vuota e quel lenzuolo piegato bene (da chi? – certamente non un uomo), in un angolo della tomba. Da quel giorno è iniziata la storia complessa e pericolosa di questo lenzuolo, con tentativi anche di bruciarlo, arrivando fino a Torino come proprietà del Re d’Italia e ora proprietà della Santa Sede.

Cosa dice la sindone?

La Chiesa parla sempre dell’Uomo della Sindone, senza affermare con sicurezza chi fosse quell’uomo che fu avvolto. Da esperimenti fatti è impossibile e mai è successo di avvolgere un uomo con ferite in un lenzuolo e che abbia lasciato impronte così nette.
La Sindone di Torino ha nel suo tessuto impresso il volto e tutto il corpo di un condannato a morte e torturato da cui emerge la perfetta convergenza con le torture subite da nostro Signore Gesù nella sua passione. I capelli pieni di sangue (la coronazione di spine) il naso tumefatto (lo schiaffo del soldato), il numero dei colpi di flagello sulla schiena, il segno dei chiodi sia nei polsi che nei piedi.

La Sindone è mistero!

La Sindone di Torino è razionalmente inspiegabile. Il lenzuolo a contatto con il corpo si è comportato come una pellicola fotografica. La Sindone, come si vede oggi, è un negativo: rifotografato, ma non sviluppato, diventa un positivo. Da questo positivo noi vediamo il volto e il corpo torturato con grande chiarezza. Come ha fatto un lenzuolo a comportarsi come una pellicola fotografica?

La Sindone per me, oggi

Ho visto la Sindone in passato per tre volte. Quest’anno non potrò andarci perché la mia debolezza mi impedisce il viaggio: è, per me, un grande sacrificio! Questo mio limite lo vivo (cerco di viverlo) come una identificazione più profonda a “quell’Uomo” che la Sindone nasconde e rivela. Forse il mio Sacerdozio sta vivendo la sua completezza di identificazione con il Cristo del Venerdì Santo. Vorrei dire che mi era più facile fare i campi scuola a Villa S. Anatolia… oppure andare con i muratori sul tetto della Basilica di S. Domenico… oppure cercare il denaro per il Dom Bedos… oppure andare nelle famiglie per una visita… oppure andare a Lourdes con l’Unitalsi…

L’esperienza del limite della salute è la più difficile e finché non la si prova abbiamo tutti la convinzione di avere una grande fede. Oggi vedo il volto dell’Uomo della Sindone e il mio Sacerdozio mi appare più vero, perché l’assimilazione al Cristo avviene nella esperienza più dura. Ma tra il dire e il vivere, il cambiamento è immenso.