Sette pianeti per sette misteri. Scoperto un sistema extrasolare abitabile. Che non vuol dire abitato…

Siamo sempre meno soli. Mercoledì 22 febbraio, la Nasa ha annunciato la scoperta di un sistema extrasolare di 7 pianeti simili alla terra. La notizia rimbalza su tutti i giornali da giorni con una valanga di informazioni. Ma come sempre ogni nuova scoperta porta a molte nuove domande, per gli scienziati e per la società nel suo complesso.

Casa è stato scoperto? Trappist-1 non è certo il primo sistema extrasolare in cui ci imbattiamo. La sua peculiarità sta nel tipo di pianeti che orbitano intorno alla stella: 7 pianeti rocciosi (come il nostro), tre dei quali nella fascia abitabile (zona orbitale che permette la presenza di acqua liquida). In questo consiste l’eccezionalità dell’osservazione.

C’è vita su questi pianeti? Abitabile non equivale ad abitato. Certo, un sistema per certi versi così simile al nostro è un forte stimolo per la ricerca di indizi della presenza di vita (ad esempio un’atmosfera con prodotti dell’attività biologica).

Vita intelligente? Il fatto che la stella intorno alla quale ruotano i pianeti sia più piccola del sole e quindi, come ci insegnano le leggi dell’astrofisica, ancora più longeva, potrebbe aver permesso a una eventuale civiltà aliena di svilupparsi. O di estinguersi, visto quello che combiniamo noi sulla Terra. È comunque ancora presto per sentirsi osservati…

Come sarebbe viverci? Le ridotte dimensioni del sistema Trappist-1 fanno sì che l’anno alieno duri appena una manciata di giorni e che i pianeti rivolgano alla stella sempre la stessa faccia. Insomma le vacanze arrivano presto ma sono insopportabilmente torride o gelide! L’unica zona gradevole è il confine tra la faccia illuminata e quella oscura.

Siamo pronti a queste notizie? La Nasa sicuramente sì, noi un po’ meno. La strategia comunicativa dell’ente spaziale americano è stata perfetta, annunciando eccezionalmente fin dal mattino una conferenza stampa. La stampa italiana invece è caduta più volte in errore, dimostrando di essere ancora impreparata a maneggiare la scienza. Bisognerebbe chiedere a chi ha scritto «la stella si trova ad appena 40 anni luce» quale mezzo di trasporto interstellare nasconde in garage.

Una società largamente disinteressata alle basi della conoscenza scientifica non può che restare perplessa di fronte alle ultime scoperte. Non abbiamo un sistema di riferimento solido nel quale inquadrare le novità. Bisogna ripartire dalle scuole o almeno ricordarsi quel poco di scienza che si è già studiato. Non vorremo mica far brutta figura con gli alieni?

Siamo pronti a non scoprire nulla? Malgrado il clamore che accompagna questi annunci potrebbero volerci decenni prima di scoprire tracce attendibili di vita extraterreste. Meno che mai è imminente un incontro ravvicinato del terzo tipo. Questo però non deve sminuire il valore e l’interesse delle conoscenze attuali. Come le infinite forme bellissime della biodiversità che tanto meravigliavano Darwin, anche ‘l’astrodiversità’, per così dire, dei migliaia di pianeti extrasolari scoperti, è di per sé una fonte di bellezza e stupore. Basta saperli guardare (o immaginare) nel modo giusto.