«La parrocchia oggi è una sorta di grande arca: l’arca è ciò che preserva ciò che è veramente importante. Perché l’arca, più che uno spazio, è ciò che conserva il necessario».
È a partire dalla vicenda biblica di Noè che il vescovo Domenico ha spiegato il senso della parrocchia, nel giorno in cui don Sergio Adrianman ha preso la guida di quella di Cittaducale. Un passaggio di consegne con padre Mariano Pappalardo avvenuto nella mattinata del 27 novembre, durante una celebrazione eucaristica preceduta dal discorso augurale di benvenuto da parte del Sindaco del Comune di Cittaducale e dal benvenuto al nuovo parroco da parte della comunità parrocchiale presso palazzo Dragonetti.
«Oggi la parrocchia deve preservare soprattutto il pane della parola – ha aggiunto il vescovo – ma non solo, perché è anche il luogo in cui si conservano le relazioni. È molto bello vedere qui oggi i bambini, gli adulti, gli anziani: la parrocchia è il luogo dell’incrocio tra le generazioni, e questo è essenziale oggi, in un tempo che ci vede andare avanti a compartimenti stagni, illudendoci ciascuno di farcela da soli».
Nella parrocchia, infatti «riscopriamo che il legame tra le diverse età non è un problema, ma una grande risorsa. Perché i più piccoli hanno bisogno dei più grandi, ma anche i più grandi hanno bisogno dei piccoli».
«La parrocchia – ha poi detto il vescovo rivolgendosi al nuovo parroco – riesce a essere quest’arca in cui tutto si tiene. Caro don Sergio, tu sei chiamato a costruire e a ricostruire quest’arca, e non da solo, ma insieme a tutti».
Uno sforzo che va sostenuto innanzitutto con la fede, che secondo mons. Pompili è il «rimedio» per quel «sonnambulismo» che consiste nell’«andare avanti con i paraocchi, nel lasciarsi trasportare dalle cose che ci paiono urgenti, nell’accontentarsi di camminare». Al contrario, la fede richiede consapevolezza, e quell’impegno personale che consiste «nella scelta di ciascuno».
