Sequestro Depuratore Camposaino, AeA: notizie imprecise, posti di lavoro in pericolo

«Le notizie apparse sulla stampa, relative all’avvenuto sequestro dell’impianto di depurazione di Rieti posto in località Camposaino obbligano la scrivente Società, nella sua qualità di gestore dell’impianto, a delle doverose precisazioni e chiarimenti, anche al fine di evitare il diffondersi di immotivati allarmi in ordine alla delicata materia ambientale e dell’inquinamento».

È quanto si legge in una nota della società AeA, che precisa: «non è vero che è stato posto sotto sequestro l’impianto di depurazione di Rieti! L’impianto è regolarmente in funzione e depura i reflui urbani della Città, di quelli provenienti dalle reti fognarie del Nucleo industriale e di altre località, nel pieno rispetto dei limiti imposti dalla Legge per lo scarico delle acque al corpo ricettore (il fiume Velino). Al contrario il Corpo Forestale ha posto sotto sequestro solo ed unicamente l’impianto di trattamento chimico fisico di reflui non condottati (e cioè addotti all’impianto attraverso autobotti e cisterne)».

«Al fine di evitare il diffondersi di equivoci e fraintendimenti – aggiungono dall’azienda – si precisa che l’impianto posto sotto sequestro dalla forestale è deputato ad una attività di tipo industriale, attraverso la quale i reflui (rifiuti liquidi non pericolosi) non condottati vengono trattati per poi essere convogliati all’impianto di depurazione. Non è vero che “i rifiuti liquidi non depurati o parzialmente depurati venivano immessi direttamente nelle limpide acque del fiume Velino”. Quanto asserito è peraltro tecnicamente impossibile».

In ogni caso la Società afferma «senza tema di smentita, che mai il depuratore ha scaricato al corpo ricettore (il fiume Velino) reflui non conformi ai limiti stabiliti dalla Legge».

«Per quanto si riferisce alle presunte attività illecite in materia di trattamento di rifiuti», Riccardo Bianchi, personalmente e quale Amministratore Delegato della società, «attende con
estrema serenità la conclusione dell ‘indagine ed è certo che la Magistratura, nella quale ripone totale e non formale fiducia, accerterà la insussistenza delle circostanze che vengono ora ipotizzate».

«Il Comunicato del Corpo Forestale dello Stato – aggiunge la nota – allude al fatto che attraverso le attività di trattamento di reflui non condottati il gestore avrebbe conseguito notevoli risparmi ed
introiti. Il Corpo Forestale dello Stato (in questo caso) ha pienamente ragione. Infatti, atteso che risparmiare ed incrementare i ricavi non è un reato ma al contrario di norma è indice di buona amministrazione, la Società proprio grazie alla dimostrata capacità di coniugare correttamente la gestione di un sevizio pubblico con una corrella e trasparente attività industriale, ha reso possibile il mantenimento a livelli assai contenuti delle tariffe di depurazione pagate dai cittadini di Rieti e dalle aziende ubicate nell’area del Consorzio industriale».

«Ad onor del vero (però) l’impatto sociale della immotivata (a giudizio della società) azione di sequestro posta in essere dal Corpo Forestale va ben oltre, perché, ove il sequestro perdurasse nel tempo, le tariffe di depurazione dovranno subire un significativo aumento ed in pari tempo saranno messi definitivamente in discussione ben 10 posti di lavoro. Spiegato quanto sopra è opportuno comunicare che la Società auspica che il sequestro possa essere rimosso in tempi brevi ed a questo fine promuoverà le azioni legali consentite dalla Legge, ponendosi in pari tempo a totale disposizione della magistratura. Nel frattempo – conclude il comunicato della AeA – si è a richiedere al Corpo Forestale di rettificare la infondata comunicazione di avvenuto sequestro dell’impianto di depurazione».