Nel seme che muore la certezza del raccolto

Leggi e rileggi

Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!”.  (Mc 4, 1-9)

Medita e rifletti

Non è sempre facile cogliere in pienezza e nella sua complessità l’insegnamento che Gesù tenta di trasmetterci attraverso quei piccoli capolavori di creativa e ingegnosa sapienza che sono le parabole. Riascoltare per l’ennesima volta la parabola del seminatore, se da una parte ci dà l’opportunità di intravederne la ricchezza di contenuto, dall’altra, ci permette di mettere in evidenza almeno l’aspetto fondamentale.

Il tema del regno di Dio, anche se non menzionato esplicitamente, costituisce il nocciolo di questa parabola. Essa esprime la profonda fiducia di Gesù circa la certa realizzazione del regno, che giunge a maturazione nonostante le difficoltà, o forse, proprio attraverso di esse. Gesù sta spargendo ovunque con parole e opere, il lieto messaggio del regno. Nell’immediato il risultato di tale annuncio è la mormorazione, l’incomprensione, l’ostilità che giunge fino al proposito omicida (Mc 3,6). Egli vede la sua opera già coronata di spine, incamminata verso un probabile insuccesso, verso un tragico fallimento. E’ ripensando all’antica storia della salvezza, e forse meditando il salmo 126 “Chi semina nelle lacrime, mieterà con giubilo”, che Gesù attinge la sua incondizionata fiducia nella fecondità della parola di cui è portatore, nel successo della sua missione. Essa è come il seme: ora viene seminato tra mille difficoltà, una parte di esso però cade sotto terra e muore. In questo suo scomparire sotto terra, è garantito il raccolto. La semina, con le sue difficoltà, non è un semplice inconveniente, ma la condizione indispensabile e necessaria affinchè esploda il giubilo della mietitura. Nell’esperienza della semina, Gesù vede svelato il mistero del regno di Dio: il mistero della morte per la vita, mistero che lo coinvolge e lo interpella personalmente, mistero che dispiega e disvela la parabola della sua stessa vita.

A tutti, prima o poi, capiterà di sperimentare lo scoraggiamento e la sfiducia nel momento in cui il proprio impegno cozza contro l’incomprensione, l’indifferenza, il “menefreghismo”, o peggio ancora contro l’ostilità degli altri, o addirittura contro l’incertezza e lo smarrimento proprio. In tale frangente non resta che riascoltare il canto di speranza del seminatore che, nelle brumose giornate autunnali, mentre getta nella terra il seme, già intravede l’alba radiosa in cui i suoi occhi si inebrieranno alla vista dei campi dorati.

  • So riconoscere che nella mia vita tutto è seme che esce dalle mani di Dio?
  • Ho compreso che per essere grandi nel Regno di Dio, occorre farsi piccoli?
  • Quale tipo di terreno è la mia vita? Sono una terra arida e sassosa, oppure una terra buona che permette al divino seminatore di raccogliere copiosi frutti?

Prega

Padre buono e paziente, nei momenti di aridità, quando mi sembra che tutto ciò che faccio sia inutile e infruttuoso, nutri in me la certezza della fecondità della tua Parola. Apri il mio cuore alla fiducia nella intrinseca forza della Parola e alla logica del Regno. Fa che il canto della speranza non sia soffocato neppure dalle tenebre della notte più oscura.

Agisci

Non mi arrenderò dinnanzi alle prime difficoltà, nella certezza che l’epilogo del cammino sarà con certezza positivo.