Il «segno» reatino di Pierino Gelmini

Il 12 agosto è morto ad Amelia Pierino Gelmini, che anche a Rieti svolse un ruolo, negli anni Ottanta-Novanta, nel recupero di giovani tossicodipendenti, attraverso i centri della sua Comunità Incontro per qualche anno attivi nel territorio diocesano (oltre a quello, tuttora esistente al santuario della Foresta, della Comunità Mondo X, creatura di suo fratello padre Elilgio Gelmini, e a quello della Comunità Emmanuel presente nella Piana). Per ricordarlo ho scorso la collezione di Frontiera, che seguì la realizzazione dei centri attivati a Monte San Giovanni e ad Antuni sul lago del Turano. A chiamarlo fu il vescovo Amadio, per due anni prigioniero in un lager nazista, che sperimentò sulla sua pelle la sofferenza.

Allora Rieti si occupò molto dei problemi della tossicodipendenza, uscendo dalle atmosfere soft delle conferenze e dei convegni, per dedicarsi concretamente al male che colpiva i giovani, se ne impossessava, li riduceva a larve fino a spegnerli. A Monte San Giovanni la diocesi mise a disposizione un’azienda agricola. Monsignor Amadio trovò non pochi che si opponevano, avanzando timori e paure. Ma il vecchio cappellano militare, coraggioso in più di una vicenda locale, resistette e vinse. Frontiera dedicò all’avvenimento un servizio di sei pagine, titolato “Accesa a Monte S. Giovanni la lanterna di Diogene-Gelmini in cerca di uomini nuovi”; un box raccontava della condanna a morte pronunciata per lui dal cartello della droga di Medellín, un altro di come “il Don” si fosse prestato a far da cavia per un vaccino contro l’Aids.

Ad Antuni tornammo quando il diroccato borgo vicino a Castel di Tora fu ricostruito e mangiammo il pane che su quel monte isolato i ragazzi avevano cotto nel nuovo forno del castello. Scrisse Famiglia cristiana che il sindaco Vespaziani aveva accolto «una richiesta del fondatore della Comunità Incontro. I giovani di don Pierino in 14 anni di lavoro hanno rimesso in piedi l’antico palazzo (del Drago), con contributi vari pubblici e privati, per farne un centro di recupero di tossicodipendenti ». Rieti fu sensibile agli appelli di Gelmini. Un pomeriggio, nel Salone papale, parlò ai giovani. Gli chiesero cosa usasse per guarire i suoi tossici. Rispose: «La Cristoterapia ».