Secondo le Scritture

“È risuscitato”, “Fu risuscitato” (in greco “egégertai”), al passivo, “fu ridestato”, s’intende da Dio Padre: “Dio lo ha risuscitato”, predicano gli Atti degli Apostoli. Sono termini espressivi inadeguati. Cristo infatti non risorge all’indietro, alla vita di prima, come Làzzaro, per poi morire di nuovo; ma risorge in avanti, nel nuovo mondo, alla nuova vita secondo lo Spirito. Si tratta di qualcosa che non ha analogia nell’esperienza umana e quindi si esprime con termini impropri e figurati. La risurrezione di Gesù è qualcosa di completamente diverso da tutte le risurrezioni da morte conosciute, comprese quelle operate da Gesù stesso. Queste sono solo un rinvio della morte. La risurrezione di Gesù è la vittoria definitiva e irreversibile sulla morte.

La risurrezione di Gesù è come una cima che fa da spartiacque: da una parte guarda verso la storia; dall’altra guarda verso la fede e conduce alla fede. Passando dalla storia alla fede, cambia anche il modo di parlare della Risurrezione, il tono e il linguaggio. Non si adducono prove, conferme, non ce n’è bisogno, perché la voce dello Spirito crea direttamente la convinzione nel cuore. È il linguaggio della fede: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1 Cor 15,19-20).

Il filosofo e teologo S. Kirkegaard ha denunciato efficacemente la pretesa di gran parte del pensiero moderno di voler andare “al di là” della fede – come se ci fosse qualcosa al di là della fede! – ed ha opposto a tale atteggiamento quello di Abramo che non pretese di andare “al di là”, ma si contentò semplicemente di credere. Purtroppo in pensatori di ogni tempo la “ricerca”, e non la “verità”, è l’assoluto; si accetta Dio, a patto che sia un Dio sempre ricercato e mai trovato, e si accetta anche Cristo, a patto però che sia uno dei rivelatori di Dio, e non la definitiva rivelazione di Dio.

La vita cristiana è un itinerario a Dio basato sulla Parola di Dio che è Cristo Gesù. “Il Sacro Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli ad apprendere la ‘sublimità della conoscenza di Cristo Gesù’ (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. ‘L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo’ (S. Girolamo). Si accostino volentieri al sacro testo, sia per mezzo della Liturgia ricca di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo … La lettura della Sacra Scrittura deve essere accompagnata dalla preghiera … poiché, dice S. Ambrogio, quando preghiamo, parliamo con Dio, ascoltiamo Lui quando leggiamo gli oracoli divini” (cf Dei Verbum 25).

(da: I Misteri di Cristo nella vita della Chiesa)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.