Se anche la mamma fa paura…

«Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare». (Mc 9,42).

Ho scelto queste parole di Gesù, dal Vangelo di Marco, che ci accompagna in questo anno liturgico, ma la stessa frase è riportata identica nei sinottici e ciò denota l’importanza che ricopre. È il primo pensiero che mi è venuto, seguendo l’evolversi del racconto del tragico assassinio del piccolo Loris. Cos’è che riesce a scardinare il sereno scorrere della vita, soprattutto in ambienti dove sono presenti i bambini, i più deboli, come ci insegna Gesù, insieme ai poveri? Quale male si annida e riesce voracemente a distruggere vite in quell’ambiente particolarmente benedetto da Dio, dove l’umanità è chiamata a compiere la sua volontà che è la famiglia? Luogo di incontro, di amore, di reciproca crescita e soprattutto cellula primaria dell’amore divino.

E quello che fa più male, è che la tragedia della morte violenta di un bambino – sarà chi di dovere a stabilire le responsabilità – possa avvenire per mano della propria madre. Sconvolgenti le parole dei compagni di scuola del piccolo Loris. Bambini che cominciano a mettere in dubbio l’amore delle proprie madri sono il segno di quanto aberrante sia l’agire umano nella sua peggiore efferratezza. Mi spiace usare parole così forti, ma solo pensare alle tragica situazione di un bambino che anziché contare sull’amore materno lo vede come un pericolo, ha l’effetto di un cataclisma psicologico con effetti devastanti. Forse è questo il peggior aspetto del male, che da sempre cerca di insinuarsi nell’umanità e quando trova un piccolo spiraglio, riesce a sfondare il diaframma tra il bene e il male.

Eppure le difese, le armi per non cadere, l’umanità le ha come dono divino: sono il dialogo, la fiducia reciproca, il condividere le cose belle e soprattutto i momenti di debolezza, il rispetto e soprattutto l’amore reciproco. Viene da chiedersi se il mondo di queste madri assassine sia aperto, se le loro richieste di conforto, il loro poter condividere i cattivi pensieri, abbiano trovato ascolto presso il prossimo che il Signore gli ha messo a fianco.

Al di là del giudizio umano, che seguirà il suo corso, come cristiani non possiamo che interrogarci sulle cose del mondo e con l’aiuto di Dio cercare di essere stumenti della piena realizzazione del suo Regno: un Regno dove tutto ruota intorno all’amore.

E quando ci accorgiamo che è addirittura in pericolo il primo amore, quello legato alla procreazione, quel legame indissolubile in cui il dono della vita si esprime nella sua totalità, non possiamo che invocare il Signore, perché sradichi e faccia scomparire l’insidia del male che approfitta della debolezza umana, con la certezza del suo ascolto: «Prima che mi invochino, io risponderò; mentre ancora stanno parlando, io già li avrò ascoltati» (Is 65,24).