Scuola: i riflettori restino accesi

Consultazione sulla “Buona scuola”: una valanga di contatti

Un milione e 200mila contatti e migliaia di risposte: la consultazione/referendum sul progetto del governo “La buona scuola” è terminata a metà novembre, con una “coda domenicale” motivata – si leggeva sul sito apposito – dalle “numerosissime richieste ricevute nelle ultime ore”. Così la consultazione che doveva terminare il 15 novembre ha chiuso, di fatto, domenica 16. Già questo dovrebbe essere indice di un successo per l’iniziativa governativa: il milione detto sopra si traduce (fonte “Tuttoscuola”) in oltre 100mila risposte al questionario, 15mila commenti inviati al sito e 3.500 proposte pervenute per integrare il programma di riforma scolastica.

In effetti, la consultazione avviata dal ministro Giannini per integrare le proposte contenute nel documento programmatico ed elaborare successivamente i disegni di legge che dovranno cambiare il sistema scolastico ha avuto il pregio di coinvolgere una vasta platea di persone. Certamente molti operatori della scuola – docenti in primis ­- ma probabilmente non solo loro, a sottolineare che stiamo parlando di un “bene comune”, cui tutto il Paese è interessato e nel quale un po’ tutti, a diversi livelli, si è coinvolti.

I problemi, però, nascono adesso. Si tratta, infatti, di raccogliere il moltissimo materiale e di presentare, con trasparenza e sintesi efficaci, i risultati della consultazione che avrà avuto certamente molti limiti – alcuni, in particolare, hanno contestato la modalità, la scelta dell’on line, accusandola di “scarsa democrazia” – ma che, bisogna riconoscere, ha dato impulso a innumerevoli dibattiti (quasi 2.000) in più o meno tutta Italia, con convegni, presentazioni, discussioni. Insomma, c’è stata la possibilità di accendere i riflettori sul mondo scolastico, non solo quella di intervenire su un testo scritto che può contenere aspetti di criticità ma che può anche essere significativamente migliorato.

Adesso serve il passo in avanti. “Questa consultazione – ha affermato il ministro Stefania Giannini riferendosi al processo avviato – non voleva essere un referendum e non voleva essere un sondaggio: voleva essere un grande nastro registratore che ascolta tutte le voci diverse del Paese, le analizza, le sente anche non sempre in sintonia con quello che abbiamo scritto”. Occorre ora la prova dei fatti e cioè l’indicazione chiara, trasparente, di come eventualmente modificare gli orientamenti della riforma in linea con “le voci” del Paese. Quali ascoltare e quali no? Perché? Quali eventuali cambiamenti e integrazioni al testo iniziale?

Un esempio è già venuto proprio dal ministro, che parlando dei commenti ricevuti al testo della “Buona scuola”, ha dichiarato come prossima un’aggiunta al testo programmatico sul tema dell’integrazione. Diventerebbe, infatti, l’oggetto di un “tredicesimo capitolo”, in seguito alle sollecitazioni arrivate dalle voci sul campo, raccolte nei dibattiti nei territori. Un tema, quello dell’integrazione, che lo stesso ministro riconosce come “debole” nel testo iniziale della “Buona scuola”. E allora “diversità e integrazione” avranno più spazio.

Un’altra cosa che il ministro ha già avuto occasione di dire, chiudendo il tour dei dibattiti, a Matera, è la necessità che ci sia “un ambasciatore (studente, professore o genitore) della Buona Scuola in ogni istituto”. Insomma, qualcuno che si prenda la responsabilità di portare avanti il cammino della riforma che si fa anche con le leggi, ma più ancora con il protagonismo e l’entusiasmo di chi opera tutti i giorni negli istituti. Certo il mondo della scuola non si tirerà indietro.