Scrittura manuale: un bene da difendere

Le nuove generazioni di “nativi digitali” non sapranno più scrivere a mano, in corsivo? E quali sarebbero i rischi della perdita di questa competenza, per le nostre società? Sembra una assurdità futuristica eppure il rischio di una trasformazione epocale, che sta passando strisciante sotto gli occhi di tutti, è già in agguato. Con danni incommensurabili sotto diversi punti di vista (clicca qui). In Finlandia pare che dal prossimo anno nelle scuole si scriverà solo su pc e tablet e proprio oggi 23 gennaio, negli Stati Uniti, si celebra il “National handwriting day”, la Giornata nazionale per il recupero della scrittura manuale. “Non si tratta di fare una battaglia di retroguardia contro il digitale ma è la ‘battaglia delle battaglie’ contro lo spappolamento della capacità critica dei futuri cittadini”, afferma al Sir Daniela Menni, grafologa, collaboratrice dell’Istituto grafologico Moretti di Urbino, fondato dal frate francescano Girolamo Moretti, morto nel ‘63.

“Bisogna fare una rivoluzione culturale – afferma Menni – altrimenti rischiamo di perdere una capacità antropologica: scrivere a mano accende molte più aree del cervello, aiuta a sviluppare il pensiero associativo e a costruire una memoria interna, favorisce la capacità di introspezione e concentrazione, aiuta ad adattarsi a circostanze diverse. È un gesto unico e assolutamente personale, utile per la costruzione della propria identità”. E anche se il dibattito è ancora di nicchia l’Istituto Moretti sta già progettando una campagna a difesa della scrittura manuale.