Scelte profetiche per cambiare le parrocchie

Sul numero di «Jesus» di aprile appare un’interessante intervista al vescovo emerito di Poitiers, Albert Rouet, uno dei pastori più innovatori della Francia.

Nella sua diocesi ha realizzato nel corso di un ventennio un progetto ambizioso: parrocchie affidate a tre o quattro laici che si occupano di carità, catechesi, liturgia e amministrazione; un sacerdote segue più comunità, ma si dedica soprattutto alle celebrazioni che i laici non possono fare e al coordinamento.

Con il suo progetto, gradualmente impiantato in tutta la diocesi, ha voluto creare un’alternativa al principio un campanile un prete, valorizzando le capacità laicali, stimolando il senso di responsabilità e di appartenenza, e non solo per risolvere il problema della penuria di clero.

Nella lunga intervista il presule affronta anche altri argomenti, soprattutto però si concentra sull’esperimento allargato a tutta la sua ex diocesi.

Il clero ha accolto la novità, e solo il 3% si dichiarato contrario, ha visto rinascere non solo la speranza ma anche un nuovo spirito di comunione tra sacerdoti e tra sacerdoti e laici, impedendo il radicarsi di quel senso di casta che attecchisce sempre volentieri in chi vuole conservare forme di potere ormai anacronistiche.

Spesso nelle nostre realtà, anche per rispondere alle insistenze della gente, si affidano comunità a giovani sacerdoti provenienti da altre latitudini, che hanno difficoltà con la lingua, con la comprensione delle consuetudini della religiosità popolare (le cosiddette tradizioni), che non hanno ben chiara l’importanza delle opere d’arte catalogate anche dagli enti civili, che non tengono distinti i patrimoni della comunità dai loro: tutto questo genera malcontento, disamore, spesso sconcerto.

Pensare di riempire le chiese di persone quando queste stesse chiese spesso sono state svuotate di beni, paramenti e soldi, è un pio esercizio di fantasia pastorale.
Affidare a persone scelte dalla comunità compiti di responsabilità pastorale e di amministrazione, forse farebbe andare le cose per altri versi e favorirebbe una nuova evangelizzazione.

È anche ora che la Chiesa affronti il tema del potere (rectius servizio) connesso al ministero ordinato e valuti se veramente debba essere appannaggio del ministro ordinato la decisione finale se rifare il tetto della chiesa, piuttosto che rilasciare un certificato, o stilare il programma di un festeggiamento. O se questo potere attenga principalmente, anche se non unicamente, alla dimensione sacramentale: consacrare, assolvere, ungere.

Siamo solo all’inizio di un modo diverso di fare pastorale.

One thought on “Scelte profetiche per cambiare le parrocchie”

  1. Maria Laura petrongari

    La riflessione proposta nell’articolo è interessante. A mio parere da cristiana cattolica credo che non bisogna auspicare una spoliazione generalizzata in danno dei sacerdoti dell’ esercizio delle pastorali e comunque dall’esercizio di tutto ciò che riguarda anche la corretta amministrazione di una Parrocchia. Essi sono scelti dal Signore per occuparsi dell’uomo “integrale” e ciò a mio parere comporta istruire i battezzati a capire bene e correttamente i valori proposti dal Vangelo.Poi spetta a ciascun credente laico seminare tali valori e coltivarli nel tempo reale secondo lo spazio possibile e le risorse disponibili e generabili dai talenti di ciascuno. Fare dei laici che “bazzicano” le Parrocchie a vario titolo anche benemerito si intende, dei gestori delle comunità,che poi sono realtà fluide e liquide perchè in continua mutazione sia per numero di persone sia per evoluzione di pensiero e di condizioni umane, significherebbe, sempre a mio parere, ricreare gli stessi dinamismi anche negativi che regolano le comunità politiche di cittadinanza! A mio parere le Parrocchie non debbono diventare cloni delle comunità civiche ma sono ispirate a ben altro mettendo al centro le esigenze spirituali, morali delle persone: non possono sussistere gestori amministrativi, di conti correnti, di bisogni materiali ingenti e definitivi di singole persone che già hanno una vita anche familiare propria su cui concentrare,giustamente, in via prioritaria i propri sforzi ed obiettivi materiali di vita e da essi pretendere che mettano tutto ciò in secondo piano privilegiando la cura dell’amministrazione della comunità religiosa!!!! Io desidero che i Sacerdoti ed i consacrati siano al servizio totale ed esclusivo del Signore attraverso il servizio ai singoli soggetti che con la loro coscienza e l’espressione dei propri bisogni anche materiali a loro si confidano e rivolgono. I Sacerdoti hanno la prerogativa di insegnare a seguire i valori di buona condotta del Vangelo, i valori di fratellanza.Essi sono alla guida dei battezzati ed hanno il compito non delegabile di redimere e di aiutare i fedeli a praticare nella realizzazione dei bisogni materiali, gli insegnamenti morali ed etici più largamente ispirati dalla Parola di Gesù. Le questioni amministrative non possono essere il cavallo di Troia (poichè poi le cose mondane vanno tutte a finire nello stesso modo…!!!) per espoliare i Preti del loro ruolo integrale che può sì essere integrato dall’impegno di laici sinceri ma con attenzione a che tale invasione di campo non porti a qualcos’altro che con il ministero sacerdotale è in contrasto e sarebbe anche in contrasto con il principio secondo cui ognuno deve stare al proprio posto senza rischiare straripamenti di funzioni e vocazioni che stempererebbero i confini dei giusti ruoli i quali diventerebbero ibridazioni od altro ancora.Credo che ci sia sempre di più bisogno di semplificazioni, di chiarezza e di essenzialità e trasparenza nelle esperienze collettive. Poi che in qualche zona del mondo i preti siano pochi o non sufficientemente “istruiti” come sembra di capire dallesperienza francese riportata nell’articolo, non spetta ai laici cogliere l’occasione per occupare certi spazi indossando vesti che non competono loro.
    Comunque la riflessione può aiutare a migliorare le cose nella giusta direzione.
    Mari Laura Petrongari

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