I santuari della Valle Santa: una ricchezza da vivere bene

Niente è meglio dei mesi estivi – canicola a parte – per visitare i santuari della Valle Santa. Almeno così sembrano pensarla turisti e pellegrini che si spostano sulle tracce di san Francesco. A Poggio Bustone, Greccio e Fonte Colombo, infatti, i visitatori non mancano e la tendenza sembra destinata a rafforzarsi.

Un fatto positivo dal punto di vista spirituale, che non manca di avere positive ricadute, anche economiche, sul territorio. Si dirà che nonostante la crescita, i numeri sono ancora quelli di una scelta di nicchia, ma è pur vero che il comprensorio reatino non presenta i tratti giusti per il turismo di massa. Al contrario, le sue premesse storiche e geografiche parrebbero spingere verso un turismo di qualità, consapevole.

Purtroppo questo non sempre si verifica. A volte l’approccio delle persone vero i santuari è simile a quello che si può avere per un autogrill. Manca il rispetto: per il silenzio e il raccoglimento, ma anche per il divieto di portare smart-phone e animali. Un buco nell’educazione allo spazio sacro, alle sue regole e alla sua bellezza che danneggia soprattutto il visitatore, che affronta la fatica della trasferta senza ottenere in cambio l’atteso arricchimento interiore.

«Capita – racconta padre Renzo Cocchi, del santuario di Poggio Bustone – che al giorno d’oggi le persone confondano l’accoglienza con il permesso di fare ciò che si vuole. E i confratelli di altri santuari, anche al di là della Valle Santa, mi confermano che il fenomeno è preoccupantemente diffuso. Ogni visitatore rimane il benvenuto, come turista e come pellegrino, ma è necessario tenere un comportamento non solo civile ed educato, ma anche adeguato al luogo sacro». Anche perché una condotta acconcia si ottiene tenendo fede a poche, semplici regole, sempre utili: non importa che la visita sia motivata da motivi artistici e culturali, turistici o religiosi.

Quando si entra in una Chiesa o un Santuario, indipendentemente dalla ragione che ci spinge, bisogna portare rispetto. Per questo, ad esempio, si deve avere un abbigliamento adeguato, evitando vestiti scollati, minigonne, e calzoncini. Il telefonino non deve mai suonare in Chiesa: va tenuto spento, oppure va lasciato in macchina o a casa. E non si dovrebbe parlare ad alta voce, perché c’è sicuramente chi non vuole essere disturbato nella preghiera e nel raccoglimento. Il tutto vale ovviamente anche per i bambini: è bello che i più piccoli scoprano la bellezza della vita religiosa, ma restando accanto ai genitori.

Possono sembrare cose scontate o banali, ma è comunque utile soffermarsi un poco su di esse, perché sono il presupposto per vivere in modo appropriato e conservare la ricchezza di luoghi costruiti con secoli di fede e di osservanza alla Regola. Una ricchezza che prima di tutto riguarda lo spirito, e subito appresso i sensi e l’intelligenza, ma che vissuta in modo sano lascia aperta la porta anche a un significativo indotto per tutti.