Sant’Antonio e i segni dei tempi

Ha preso il via nella chiesa di San Francesco il lungo calendario del Giugno Antoniano. Un grande evento che per sua natura diviene lente sul presente

Hanno avuto inizio lo scorso 12 giugno, con il “rito” della vestizione, i festeggiamenti per il Giugno antoniano reatino. Un momento tradizionale che di anno in anno si va però facendo più leggero. Perché di oro sul simulacro di sant’Antonio ne viene giustamente applicato sempre meno. Basta confrontare le immagini di un decennio fa con quelle odierne per misurare la differenza: da una statua ricoperta di preziosi ex-voto su ogni lato si è passati a un allestimento molto meno ricco, con le spalle del saio francescano completamente libere.

La scelta non sembra disturbare i devoti che dal tardo pomeriggio di lunedì entrano in San Francesco per pregare e partecipare alle liturgie. E dire che quando mons Delio Lucarelli, dall’ambone, espresse per primo il desiderio di eliminare l’oro dal contesto dei festeggiamenti, la navata della chiesa fu attraversata dallo stupore, quasi dallo scandalo, e per giorni si discusse tra favorevoli e contrari. Il dibattito non portò al taglio netto con la vecchia abitudine, ma negli anni le ragioni del vescovo Delio si sono fatte strada e oggi l’idea di restituire l’immagine del santo alla sua primitiva povertà sembra finalmente acquisita. Segno che al presule era toccato il compito di guardare lontano, di indirizzare i fedeli sulla pista del futuro. Quella di una Chiesa che – anche grazie a papa Francesco – preferisce i «mille volti» dei poveri alla «ricchezza sfacciata» di pochi privilegiati.

Ma dal punto di vista dei “segni dei tempi” sono anche altre le sfaccettature che contraddistinguono questo Giugno antoniano. La manifestazione è sempre “carica” di implicazioni di ogni tipo. La mole della macchina di sant’Antonio sembra essere l’immagine del complesso di tradizioni e aspettative che gravano sulla Pia Unione. E se non è facile manovrare il simulacro attraverso i vicoli di Rieti, lo è ancora meno organizzare un evento dal così forte richiamo popolare dopo quello che è successo pochi giorni fa a Torino, quando il panico e il caos si sono scatenati in piazza San Carlo di fronte ai maxi-schermi allestiti in occasione della finale di Champions.

Una circolare inviata a prefetti e questori dal capo della polizia, Franco Gabrielli, ha infatti stabilito che senza lo «scrupoloso riscontro delle garanzie di safety e security necessariamente integrate, in quanto requisiti imprescindibili di sicurezza» non potranno più svolgersi eventi. Una misura che risponde anche al clima di insicurezza che attraversa l’Europa a causa dei continui attentati di questo periodo, ma che andrà di certo a incidere su momenti di alta partecipazione nella piccola Rieti. Basti pensare alla benedizione dei bambini e al “concertone” (quest’anno sul palco ci sarà Fabio Concato), per i quali piazza San Francesco risulta ormai angusta, e forse sulla stessa processione dei ceri.

La quale, per inciso, inciampa in un terzo segno dei tempi: quello dei “supplementari” delle elezioni amministrative. Il ballottaggio verso cui sta andando la contesa politica reatina – programmato per il 25 giugno – ha infatti costretto la manifestazione religiosa al rinvio di una settimana. Il momento culminante del Giugno antoniano si svolgerà di conseguenza il 2 luglio. A quel punto la scelta del sindaco sarà fatta e al nuovo primo cittadino toccherà di indossare la fascia tricolore e di vivere il bagno di folla tra i devoti: non come trionfo di parte, ma in rappresentanza di un’istituzione di tutti i cittadini. Un momento di ricomposizione e unità dopo il clima da “scontro finale” di questi ultimi giorni che sarebbe davvero una grazia.