Sanità, Ciccomartino (Cgil): non ci lascieremo “normalizzare”

Non possiamo, a seguito dell’incontro in Regione Lazio tra le Organizzazioni sindacali, i rappresentanti della cabina di regia e la Direzione Asl Rieti, unirci al coro di chi plaude al risultato raggiunto (?) e concretizzato nel verbale di riunione sottoscritto.

Se è pur vero che nell’incontro sono stati trattati temi importanti e concordato un percorso di partecipazione alle scelte strategiche relative all’assetto della sanità del nostro territorio, non possiamo sottacere come da più parti si sia ricavata la sensazione che la vera emergenza fosse quella di “normalizzare” una mobilitazione evidentemente scomoda.

L’incontro è stata infatti solo una prima parziale risposta alla mobilitazione messa in campo dalle Organizzazioni sindacali, che si sono fatte interpreti del disagio dei cittadini e degli operatori sanitari rispetto alla tenuta dei servizi sanitari pubblici nel nostro territorio.

Mobilitazione nata dalla consapevolezza che si è ormai raggiunto il limite, una sorta di linea di non ritorno, e che anche “la ridotta della Valtellina” del De Lellis, in cui si concentrano i bisogni di salute della popolazione, è ormai prossima al collasso.

Non si può far finta di non sapere, viste anche le ultime determinazioni della direzione ASL che oramai il personale non è più sufficiente a garantire l’operatività dei miseri 2,1 posti letto per mille abitanti di cui disponiamo rispetto agli standard di legge che ce ne assegnerebbero almeno 3,7.

Sicuramente una seria opera di riorganizzazione, di ammodernamento anche rispetto alle logiche di erogazione dei servizi sanitari è necessaria. Su questo la Cgil non si è mai tirata indietro, anzi ha rivendicato da anni la necessità di un radicale cambio di passo rispetto alla gestione dei servizi sanitari a Rieti.

Ma è altrettanto vero che non ci possiamo rassegnare a “morire” aspettando una “riorganizzazione che verrà” su cui i tempi non si annunciano brevi.

L’emergenza va affrontata, da subito, anche con interventi tampone, ma immediati. La Regione Lazio deve rassegnarsi all’idea che Rieti sta sì nel Lazio (e quindi è sottoposta ai vincoli che conosciamo) ma che ha una sua profonda specificità e problemi oramai di tenuta che non hanno eguali nelle altre province.

Il tema delle risorse, quelle umane in particolare, non può più essere rinviato, anche a fronte dell’«apertura di un tavolo permanente», né si può liquidare come positivo un passaggio del verbale cui si fa riferimento alla questione del precariato come questione da affrontare (ma che può essere risolto anche in maniera drammatica per i lavoratori stessi visti gli atti ufficiali pervenuti alla Asl dalla Regione Lazio in questi mesi sul tema).

Per questi motivi riteniamo che non è possibile, per quanto ci riguarda, permetterci di abbassare la guardia e di non continuare nell’opera di mobilitazione e di sensibilizzazione della cittadinanza sul tema “sanità”.

Sta alla regione Lazio e alla direzione Generale della Asl dimostrare, ed in tempi brevi, che l’interlocuzione di ieri non è stata solo un passaggio formale e predisporre nell’immediato le necessarie iniziative per affrontare l’emergenza in termini “emergenziali”.