San Francesco al Terminillo: la storia è dei piccoli

«Settantacinque anni fa, il papa Pio XII proclamava san Francesco patrono d’Italia. Sessantacinque anni fa veniva posta la prima pietra dell’erigendo tempio di San Francesco al Terminillo. Esattamente cinquanta anni fa veniva dedicata, consacrata solennemente questa chiesa. Noi non potevamo perdere questa occasione e quest’anno abbiamo una serie di celebrazioni per ricordare questo evento».

Lo annuncia Padre Mariano Pappalardo, fondatore della Comunità Monastica della Trasfigurazione, e parroco del Terminillo. «Pensando a cosa proporre per ricordare queste date, queste ricorrenze – ha spiegato – ho fatto una riflessione: ho pensato che quando leggiamo i libri di storia, leggiamo sempre le vicende dei grandi personaggi. Ma questi passano alla storia sulla pelle, sulle fatiche, sul sangue di tanti altri uomini e donne il cui nome sui libri di storia non sarà mai ricordato. E allora mi son detto che anche nella costruzione della nostra chiesa ci sono stati grandi personaggi, vescovi, cardinali, politici, onorevoli, amministratori. Avremmo potuto invitare loro, celebrare loro. Invece desidero che in questo momento possano avere un segno di riconoscimento, di gratitudine, tutti coloro che sono saliti al Terminillo per pochi soldi, per una minestra calda. Scalpellini, muratori, carpentieri che hanno faticato per giorni e giorni per costruire questa chiesa».

«Ricordarli, dando loro un segno di riconoscimento, anche a chi è passato a miglior vita tramite i loro figli o nipoti – sottolinea il sacerdote – mi sembra doveroso per chi fa una celebrazione e parla della storia, e celebra un evento storico, con in cuore il Vangelo: perché non siano dimenticati i piccoli, perché la storia non sia sempre fatta solo dai grandi, ma venga dato il giusto riconoscimento a chiunque».

«In quest’ottica – aggiunge Padre Mariano – il 26 di luglio inaugureremo (e sarà aperta fino al 31 di ottobre) una mostra internazionale di illustratori per l’infanzia. Quando noi adulti raccontiamo la nostra storia, in genere siamo sempre molto autoreferenziali. In questa occasione vogliamo mettere al centro i piccoli. Non solo coloro che non hanno il proprio nome scritto sul libro di storia: i piccoli sono anche i bambini, cui vogliamo raccontare quel testo straordinario che è il “Cantico delle Creature”, in cui si loda il creatore contemplando con stupore l’opera delle sue mani. In questo modo vorremmo cercare anche di ricucire il rapporto tra gli artisti e la fede. “L’incanto del Creato” recita il titolo di questa mostra: cantare il creato è possibile solo restando incantati con stupore e meraviglia, quello stesso stupore e meraviglia di cui i bambini sono capaci. Vorremmo che quest’anno sia un anno in cui i piccoli hanno uno spazio preponderante nelle nostre celebrazioni».