San Domenico e Santa Chiara

Il calendario liturgico riaccosta alla nostra memoria questi alti modelli di santità, che la Chiesa locale celebra presso le comunità delle Domenicane e delle Clarisse.

Il calendario che scandisce ordinatamente le stagioni, nella ciclicità perenne del lavoro dei campi, trova una corrispondenza profonda nelle fasi dell’anno liturgico che alterna la festa ed il lavoro, la solennità e l’austerità del digiuno e della preghiera proprio come i terreni dissodati richiedono la regolare sequenza della coltivazione e del maggese per poter assicurare l’abbondanza del raccolto.

Il mese di agosto è così fitto di ricorrenze: il primo giorno del mese è dedicato alla festa di San Pietro in vincoli, il 5 si ricorda la Madonna della neve, il 10 San Lorenzo, il 15 si festeggia con particolare fervore l’Assunzione di Maria Vergine, il 16 è la festa di San Rocco, protettore dal contagio della peste, il 24 San Bartolomeo Apostolo, il 28 Sant’Agostino, il 29 infine il martirio decollazione di San Giovanni Battista.

Ma due Santi, in particolare, sono legati alla nostra storia: San Domenico di Guzman e Santa Chiara d’Assisi, protagonisti della luminosa stagione che vide la fioritura degli Ordini Mendicanti.

La nascita al cielo del nobile spagnolo, già canonico della cattedrale di Ozma, che ebbe l’intuizione di combattere l’eresia mediante l’arma infallibile della cultura posta al servizio della fede, avvenne il 6 agosto 1221. Domenico di Guzman morì a Bologna, poco più che cinquantenne, e fu sepolto presso il coro del convento di San Niccolò delle Vigne. La notte fra il 23 e il 24 maggio 1233, alla presenza del legato pontificio Teodorico, arcivescovo di Ravenna, le sue spoglie furono traslate dalla chiesa di San Niccolò alla chiesa del complesso conventuale dei Padri Predicatori. Dal sepolcro si diffuse un intenso profumo di rose, mentre Lorenzo l’Inglese, uno studente paralitico dello Studium bolognese, miracolosamente riacquistava l’uso degli arti. Pochi mesi più tardi, il 13 luglio, papa Gregorio IX nominò tre commissari, fra Tommaso, priore di Santa Maria di Reno, fra Palmerio, priore di Campagnola, maestro Tancredi, arcidiacono di Bologna, per l’inchiesta canonica notificando l’istruzione del processo, che ebbe inizio a Bologna ed a Tolosa il 6 agosto. Fra Filippo da Vercelli fu nominato procuratore della causa di canonizzazione, che si concluse entro il primo semestre del 1234. Fra il 29 giugno e il 3 luglio di quello stesso anno, fu indetto a Rieti il Concistoro per procedere alla proclamazione del nuovo Santo. Con commozione sincera, Giordano di Sassonia descrisse in una lettera a Dana degli Andalò le fasi della solenne cerimonia, preceduta dalla lettura dei miracoli ritenuti autentici.

Gregorio IX fissò al 5 agosto la festa liturgica di San Domenico, ad evitare la coincidenza con la celebrazione della Trasfigurazione di Gesù. Nel 1558 papa Paolo IV spostò la data al 4 agosto; la riforma del concilio Vaticano II la rinviò al 7, le Variationes in calendarium romanum inductae del 1970 infne la fissano all’8 agosto.

Più giovane di una generazione, Chiara di Offreduccio Schiffi di Assisi condivise la radicale scelta di vita religiosa del conterraneo Francesco, fondatore dell’Ordine dei Frati Minori. Anche Chiara, appena diciottenne, rifiutò gli agi ed i privilegi della vita secolare per sperimentare una nuova forma cenobitica, seguita da un gruppo minuscolo di compagne che vollero nominarsi le Pauperes Dominae di San Damiano.

Ben presto, anche la madre e la sorella Agnese condivisero con Chiara la dura, esaltante esperienza di un’esistenza dedicata interamente alla preghiera ed al servizio. La dura regola damianita ottenne l’approvazione di papa Gregorio IX nel 1228, fu confermata da papa Innocenzo VI nel 1253, anno della morte di Chiara, che si spense assistita con devozione da frate Angelo Tancredi, il cavaliere reatino che aveva condiviso con Francesco la sequela Christi. Nel 1255, papa Alessandro IV canonizzò Santa Chiara d’Assisi, riconoscendone il carisma di fondatrice.