Ritratti: fotografia, forma e spazio. Marcello Pennese

Prende il via il 15 dicembre la seconda parte della mostra “Ritratti” presso l’Auditorium dei Poveri. Dopo l’esposizione dei lavori ad olio di Francesco Sacco, a presentare il proprio immaginario visivo alla città è il fotografo Marcello Pennese.

«Come visto già con Francesco Sacco – spiega Pennese – il ritratto nel nostro caso è una interpretazione, non la rappresentazione reale di quello che la parola ci pone immediatamente davanti. Andiamo a scoprire quello che dentro al ritratto può esserci o che la nostra sensibilità riesce a cogliere rispetto a quello del semplice osservatore, dello sguardo veloce della quotidianità. Ritratti è un discorso più interiore».

Lo sforzo sembra quasi quello di riconoscere l’umano nelle cose, negli ambienti: «Il volto diventa un luogo, una meta precisa, una
stanza» si legge nella brochure di presentazione. «Ma quando dalle crepe la terra passa a incavi, a morbidi passaggi, che cosa è, se non un volto, il ritratto del tempo?»

«Gli Indiani d’America dicevano che la macchina fotografica gli rubava l’anima, e dunque erano ostili a farsi fotografare» spiega poi il fotografo. «In qualche modo la mia fotografia va oltre l’estetica del ritratto, va dentro l’oggetto che ritraggo, per cercare di “prenderne” l’anima, senza rubarla, ma limitandosi ad osservarla».

L’inaugurazione della mostra, lunedì 15 dicembre alle ore 18, vedrà anche un intervento musicale di Marco Pennese e Claudia Rinaldi.