Rieti dopo il sisma. Ludovisi: la sicurezza passa da urbanistica e buona politica

È stato diffuso ieri un documento dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Rieti, Giovanni Ludovisi, che entra nel dibattito sugli scenari aperti in città dal sisma

Una premessa, uno svolgimento per parole chiave, una serie di proposte. È il contenuto di un documento diffuso da Giovanni Ludovisi, assessore all’Urbanistica del Comune di Rieti. Una riflessione che prova a non incagliarsi sui singoli problemi, ma tenta di collocare lo scenario aperto dal terremoto all’interno di una visione più ampia, di un’idea di città che va dalla solidità dei muri agli stili di vita.

«Il momento dell’emergenza si distingue da qualunque altro: esso è caratterizzato da paura, impotenza, elaborazione del lutto in circostanze straordinarie. C’è molto disorientamento e si fatica a riconoscere e ritrovare equilibrio nel mondo nel quale ciascuno ha vissuto fino a ieri», si legge nel testo.

Sembrano parole cucite sull’incertezza del “tornare a scuola” che sta animando il dibattito di questi giorni…

È vero, e il movimento popolare nato attorno al tema scuole mi sembra una cosa positiva. Comprende qualcosa del senso di comunità sempre necessario di fronte alla catastrofe. Il sisma, che a pochi chilometri da noi ha fatto segnare un pensate carico di vittime, pone alla città capoluogo compiti precisi. Il ripristino delle attività di base, come è la scuola, è tra questi. Ma tutti sono tenuti a dimostrare la propria maturità. Senza fare allarmismi inutili. Basta rileggere le parole pronunciate ieri dal Sindaco Petrangeli alla Camera per capire che la necessità di fare comunità e l’impegno sulle politiche sociali devono essere il traino di una ricostruzione di area vasta.

Nel documento si parla di resilienza.

La capacità di far fronte in maniera positiva al trauma, l’attitudine a riorganizzare positivamente le cose partendo dai problemi, mi pare l’unica via. E l’inquietudine che sta attraversando la città spinge a pensare che bisogna guardare in maniera integrata al patrimonio edilizio e alla dimensione sociale e psicologica della comunità. C’è da superare un trauma collettivo. E secondo me la nostra città e i nostri borghi dispongono degli anticorpi necessari. Bisogna attivarli.

Cosa bisognerebbe fare?

In questo momento c’è innanzitutto da valutare il rischio in modo oggettivo. Lo sciame sismico continua, ma sta sfogando la propria energia relativamente lontano da Rieti. Nel nostro Comune non si registrano faglie sismiche in attività. Di fronte al terremoto abbiamo le stesse probabilità dei mesi precedenti al 24 agosto. A Rieti le cose sono arrivate diversamente da Amatrice e da Norcia. Ciò detto, è anche vero che la poca distanza non rende meno paurosa e meno pericolosa la situazione. Vuol dire che abbiamo un certo tempo – che è meglio immaginare limitato – per intervenire sul patrimonio edilizio e monumentale del nostro territorio, per disporre azioni sociali e sulla città in grado di ridurre il rischio. Da assessore all’urbanistica mi paiono prioritarie le azioni che si possono attuare subito, ma è anche urgente attivare le procedure per gli interventi che necessitano di un percorso più complesso.

In questi giorni di forte preoccupazione per la sicurezza sismica delle scuole, fa riflettere che lo stesso dibattito non tocchi il tema delle abitazioni private…

Per quanto riguarda le scuole sono dell’idea che bisogna riparare i piccoli danni subiti dagli edifici scolastici per garantire il prima possibile la ripresa delle lezioni. Nei casi in cui si prevedono lavori prolungati occorre individuare strutture alternative. Ciò detto il Sindaco è responsabile dell’intera comunità, da qui il suo grande impegno di questi giorni; credo che sia necessario un piano integrato di interventi sia pubblici che privati per il miglioramento sismico dell’intera città: dalle scuole, alle abitazioni private, agli edifici di pregio artistico, storico e monumentale.

Il problema è dove trovare i soldi

Mi pare si possa iniziare dalle risorse che il Governo mette a disposizione delle città che ricadono nei territori più vulnerabili. Il Decreto Legge è un primo passo in avanti, ma anche le possibilità che nasceranno dal piano Casa Italia saranno importanti. Cominciamo a dire però quali sono azioni immediate da fare: ad esempio, per quanto riguardo le nuove costruzioni, il Programma Pluriennale di Attuazione già adottato dal Consiglio Comunale, consente intanto ai numerosi privati di avanzare proposte per una edilizia antisismica e energeticamente all’avanguardia.

E per quanto riguarda l’esistente?

C’è da dare subito inizio a un “Piano di recupero” dell’intero centro storico di Rieti e dei borghi, da strutturare per Unità Minime di Intervento. Con interventi pubblici chiari, definiti e condivisi, sono possibili azioni importanti, magari aggiungendo strumenti incisivi quale la definizione di un nuovo e opportuno strumento amministrativo, il “fascicolo sismico”, facoltativo, ma da incentivare con sgravi fiscali, da istituire attraverso l’approvazione di un apposito regolamento. Uno strumento volto ad favorire e coordinare gli interventi di rinforzo locale e di miglioramento sismico come segmenti di un progetto di adeguamento di ciascun aggregato strutturale. Queste proposte bisogna condividerle con gli Ordini professionali e con tutte le associazioni di categoria.

Parrebbe necessario un ritorno dalla semplice amministrazione alla visione politica…

Infatti: mettendo in moto un po’ di buona politica, si possono pensare strumenti urbanistici meno tradizionali. Ad esempio un “Accordo di programma”, a tutela di tutte le parti in causa, volto a coinvolgere anche le aree della zona Porrara e le contigue dell’ex Zuccherificio. Una rigenerazione urbana volta a favorire investimenti di qualità, mantenendo gli stessi carichi urbanistici oggi previsti, è una prima ipotesi di lavoro.

Nel documento diffuso ieri si parla di un “Ufficio speciale per la Ricostruzione”. Cos’è?

È una struttura prevista dal decreto del Governo che sarebbe bene costituire subito per avviare la riparazione dei danni “leggeri”, e sul quale far convergere tutti gli attori del territorio. È necessario aprire un dibattito di idee per una città sostenibile e a misura di tutti. In questa direzione è bene non dimenticare gli interventi e le progettualità già avviate, comunali ed europee, come il progetto Vital Cities che mira alla partecipazione e al perseguimento del benessere diffuso. Sono cose possibili se si continua a predisporre progettualità finalizzate a finanziamenti regionali, statali ed europei, come già fatto per Ri(vi)Ve e Rieti 2020 – Parco circolare diffuso.

Una città sicura è anche una città più vivibile?

In questo momento particolare possiamo mettere in moto meccanismi virtuosi e dare vita a una città moderna, accogliente, aperta alla condivisione e alla cooperazione, ma anche capace di rispondere ai bisogni individuali. Non solo: bisogna cogliere fino in fondo la posizione di Rieti, definire il suo ruolo rispetto alla Capitale e all’area “Civiter”. La città ha l’opportunità di sviluppare la sua vocazione naturale: quella di essere lo snodo di un “Area vasta” che va, se mi si consente la provocazione, da Amazon ad Accumuli.

Scarica il documento dell’Assessore all’Urbanistica