Riapre la chiesa di Terze Ville, un segno di comunità

Grazie all’impegno disinteressato di tanti parrocchiani, la piccola chiesa di Terze Ville di Belmonte riapre le porte più bella e funzionale di prima. Il 25 aprile i cittadini hanno potuto vivere l’orgoglio di aver costruito da soli tassello su tassello qualcosa di tangibile per tutto il paese: un segno – ha detto il vescovo Domenico – che va ben oltre la mera ristrutturazione di un edificio.

«Io ho messo i termoconvettori, quello so fare». «Io invece ho dato una mano nel fine settimana, nei giorni liberi dal lavoro». Frasi tutte dello stesso tenore, quelle che che si sono succedute a Terze Ville di Belmonte, nella splendida mattinata del 25 aprile. Una frazione vestita a festa, con l’abito delle grandi occasioni, il sindaco, il coro e i dolci fatti in casa per festeggiare. Perché la riapertura della chiesetta di Santa Maria non è stata semplicemente l’inaugurazione di un luogo di comunità religiosa moderno e rinnovato, è stato un lavoro di squadra di un paese intero, un esempio di quelli che si contano sulla dita di una mano.

Ha usato una metafora calcistica per illustrare al meglio «il campionato vinto» l’architetto Amedeo Malatesta, direttore dei lavori, spiegando come solamente attraverso l’apporto di tante persone, e non solo dei giocatori in campo, si riescano ad ottenere ottimi risultati come questo. E il risultato portato a casa non è stata solamente una chiesa rimodernata e più fruibile, ma la festa di tutti, l’orgoglio di aver costruito da soli tassello su tassello qualcosa di tangibile per tutto il paese.

Sono molte le ditte e i privati locali che hanno partecipato ai lavori, ognuno con il proprio piccolo o grande, ma certamente indispensabile aiuto, prestato rigorosamente a titolo gratuito.

«Sarebbe ben poca cosa se questo restauro fosse solo la mera ristrutturazione di un edificio», ha detto il vescovo Domenico, che ha presieduto la celebrazione liturgica.

«Accade invece qualcosa di nuovo qui, e se ne vede l’effetto: questo vuol dire che c’è una comunità fatta di persone adulte, che anche attraverso queste cose si prendono in carico la crescita delle generazioni più piccole, è di questo che abbiamo bisogno! Qui più che riaprire una chiesa stiamo riaprendo il cantiere che guarda alla vita dei nostri figli».

Ed erano molti i bambini presenti alla giornata, finalmente liberi di muoversi sotto il portico di un sagrato rimesso a nuovo, intorno all’allenatore di una bella squadra, don Franco Angelucci, arrivato a Belmonte a fine 2016.

Dopo la celebrazione della messa, nel momento dei ringraziamenti dovuti a coloro che hanno lavorato gratuitamente per rimettere in sesto la chiesa, le lacrime hanno fatto capolino negli occhi di tutti. Niente nomi, niente elenchi, per non dimenticare nessuno e non dare un ordine a chi ha dato più o meno a seconda delle proprie disponibilità.

«Abbiamo lavorato con lo stesso invariato entusiasmo, dal primo all’ultimo giorno, anche nelle giornate di freddo gelido, sempre con allegria, e questo lo devi scrivere», mi dice un parrocchiano. Promessa mantenuta.