I rappresentanti nazionale e regionale all’assemblea diocesana di Azione Cattolica

Con la densa meditazione offerta dal vescovo Domenico Pompili sull’icona evangelica del “vestito nuovo” e del “vino nuovo” durante la preghiera iniziale si è aperta l’assemblea elettiva dell’Azione Cattolica diocesana: la numero 10, nel computo delle assemblee triennali dell’associazione diocesana reatina, in ritardo sulla tabella di marcia rispetto al normale computo delle diocesi italiane visto che a Rieti l’esperienza di Ac venne chiusa nei primi anni Settanta per ripartire timidamente – per opera del compianto don Luigi Bardotti, che non si è omesso di ricordare durante la giornata e in particolare nella celebrazione della Messa conclusiva – in modo inizialmente più “familiare” e riprendere una certa regolarità statutaria solo alla fine degli Ottanta.

A moderare i lavori, quale presidente dell’assemblea, è stata scelta Viviana Stanzione (del consiglio diocesano uscente e presidente parrocchiale dell’associazione di AC di S. Giovanni Bosco), che ha dato subito la parola alla presidente uscente dell’AC reatina, Silvia Di Donna, per il saluto e l’avvio dei lavori assembleari improntati al tema “Fare nuove tutte le cose. Radicati nel futuro, custodi dell’essenziale”.

Quindi, la parola al rappresentante della delegazione regionale di AC, Daniele Conciatori, e a quello del centro nazionale, Teresa Borrelli. «Venire al centro d’Italia mi richiama la domanda: che cosa mettere al centro, se vogliamo davvero non fare “cose nuove”, ma fare nuove le cose che già ci sono? Sicuramente il noi, quell’essere insieme associazione», ha detto Daniele, della diocesi di Albano, che nell’AC del Lazio è l’incaricato regionale uscente del Settore Giovani. «Questo noi già ci dà forza, spingendoci a guardare la realtà che stiamo vivendo per abitarla in maniera nuova».

Un saluto particolare ha portato poi Teresa, responsabile nazionale ACR, da parte della presidenza nazionale: il presidente Truffelli – ha confidato ai presenti – aveva infatti insistito che andasse non un rappresentante qualunque del nazionale, ma un membro di presidenza, all’assemblea di Rieti, come delle altre diocesi del centro Italia colpite dal terremoto che sono particolarmente nel cuore della Chiesa italiana. La Borrelli ha innanzitutto richiamato l’importanza del momento assembleare nel cammino associativa quale «tempo di verifica vera e reale delle situazioni e sui contenuti, disegnando il futuro dell’impegno dell’associazione: un tempo per sognare, non le utopie ma le cose belle che l’AC si dà per obiettivo, scegliendo mete alte ma raggiungibili». Lo stile, ha detto la rappresentante nazionale, deve essere quello della sinodalità (come capacità di camminare insieme su una stessa strada) e della unitarietà all’interno dell’associazione (non un voler fare le stesse cose fra tutti i gruppi e i settori, ma l’intenzione di mettersi insieme). E se è vero che, nella realtà dell’Azione Cattolica in tutt’Italia, negli ultimi anni i numeri sono indubbiamente calati, è però cresciuta «la consapevolezza di appartenere» e la voglia di impegnarsi a dare concretezza alle scelte ideali, dato che (per dirlo con uno dei punti fermi della Evangelii gaudium di papa Francesco che costituisce la pista di lavoro per l’AC a Rieti come in tutta la Chiesa italiana) “la realtà è più importante dell’idea”: «Le guide e i percorsi che l’AC propone hanno senso se diventano esperienza vissuta. E il passaggio dall’idea alla realtà lo facciamo noi!». Pensando poi che “il tempo è superiore allo spazio” (altro cardine dell’esortazione apostolica papale), non bisogna dimenticare che «ogni tempo è sempre abitato dalla Grazia, per cui siamo chiamati a innestare processi e non a occupare spazi, rifuggendo dalla logica del “si è sempre fatto così”…» e che «il tempo è anche la storia, la vita di ciascuno di noi».