Quello con Francesco? Un dialogo impossibile, ma non troppo

La formula scelta è di successo e ben rodata: le “Interviste impossibili” andarono in onda con successo dal 1973 al 1975 sulle reti radiofoniche della Rai e sono poi state riproposte più volte negli anni per il piacere degli ascoltatori.

E non è un caso che quella “Chiara e il lupo incontrano San Francesco” – messa in scena il 1 agosto in piazza San Francesco a Rieti con Michela Cescon, Edoardo Leo e Giulio Scarpati, per la regia di Giorgio Barberio Corsetti – abbia testi elaborati da Lorenzo Pavolini.

Infatti lo scrittore lavora per RadioTre e per l’emittente non solo ha curato diversi cicli di radiodocumentari, radiodrammi e trasmissioni, ma ha anche seguito l’edizione integrale degli ottantadue incontri d’autore messi in onda da Radio Rai, pubblicata con tanto di CD Audio per i tipi per l’editrice Donzelli.

Il trucco è semplice ma di grande effetto: scegliere un personaggio del passato e immaginare una vera e propria intervista. Così alla radio capitava di poter ascoltare Italo Calvino dialogare con un Montezuma animato dalla voce di Carmelo Bene, o Umberto Eco alle prese con un Erostrato cui dà la voce Paolo Poli.

Ad essere intervistato davanti al pubblico di Rieti, naturalmente, è stato San Francesco d’Assisi. A tentare il dialogo due giornalisti particolari: il Lupo di Gubbio, che cerca maldestramente di condurre il Poverello sui temi delle pagine di economia e finanza della propria testata, e Chiara, una professionista estremamente abile alla quale il Santo si rivolge convinto di trovarsi di fronte l’autentica sorella di un tempo.

L’inedita “intervista impossibile” si svolge dunque sul filo di un’ irrealtà ambigua ed ironica, ma non senza che emergano sprazzi di verità, piccole illuminazioni sul nostro quotidiano, sottolineature sull’attualità ed il potenziale della lezione di Francesco d’Assisi. Un gioco teatrale costruito tessendo una tela sottile e paradossale tra richiami letterari e spunti tratti dal presente.

Nella piazza reatina si dunque è assistito all’interessante tentativo di trovare un linguaggio capace di parlare all’uomo di oggi, provando a mettesi in relazione alle sue esigenze nuove, al suo disorientamento, al suo continuo avere a che fare con una realtà in rapido mutamento. Quasi un’offerta di senso, rafforzata dalla buona la prova degli attori, che se non altro è riuscita nella scommessa di esportare il format delle interviste impossibili oltre la radio e il libro.

Ed alla fine si ha come l’impressione che oggi – e soprattutto a Rieti – quello con Francesco è poi un dialogo così impossibile. Viene allora il dubbio che spesso sbagliamo le domande, o che magari rifiutiamo le risposte perché non sono sempre quelle che ci farebbero comodo.