“Quelli di Villa Sant’Anatolia” tornano nei luoghi di origine

A quattro anni dal primo incontro che si svolse alla Foresta per gli affezionati della casa diocesana situata nella valle del Turano – oggi purtroppo “perduta” dalla diocesi ma sempre con la speranza di poterla prima o poi recuperare come casa dei campiscuola per la Chiesa reatina – e dopo i successivi raduni svolti nel 2015 sul Monte Antuni (nei paraggi di Castel di Tora, in passato spesso meta di passeggiate dei partecipanti ai campi di S. Anatolia) e l’anno scorso al Terminillo, stavolta ci si è dati appuntamento proprio nei pressi della Villa cara ai ricordi estivi e alla formazione giovanile di tanti “ex”.

Una passeggiata nei dintorni, affacciandosi, sul retro, a quello che era il “prato della pallavolo” con il fontanone, la tettoia, il vialetto della pineta, ora trasformato in parcheggio della casa di riposo ospitata nella struttura. Poi ci si è spostati alla chiesetta di S. Rocco sul ponte, all’esterno della quale si è tenuta insieme la preghiera del Vespro. Quindi tappa in paese, dove era appena iniziata la novena in onore di sant’Anatolia con l’esposizione della sua effigie: una visita alla chiesa parrocchiale, pregando dinanzi alla statua della martire (che la settimana successiva sarà portata in processione fino al santuario che è poi la cappella della Villa dove si svolgevano le preghiere degli indimenticabili campi). Infine, cena insieme al ristorante in riva al lago, ai piedi del paese, e poi, come nella tradizione dei campi, il falò a conclusione della serata, ricordando chi, per la prima volta, non è più fisicamente presente a questo momento: il carissimo don Luigi Bardotti, per trent’anni anima di Villa S. Anatolia, che dal cielo continua a vegliare su questo gruppo di ormai adulti che tengono cara la memoria di un luogo che ha segnato la loro giovinezza e ha lasciato un’impronta per molti di fede, per alcuni di impegno ecclesiale diretto, per tutti di profonda humanitas.