Pronti all’Incontro pastorale. Si riparte come Chiesa ferita

Da venerdì a domenica prossimi l’incontro pastorale programmato Nuove prospettive di impegno per la comunità diocesana segnata dal dramma del terremoto

In diocesi si riparte. Si sta già riflettendo da prima dell’estate, e si è stati invitati a cogliere tutte le occasioni per continuare la riflessione sugli spunti che il programma dell’incontro pastorale, e il “lancio” che il vescovo ne aveva fatto nell’adunanza del 12 luglio a San Domenico, offre alla Chiesa reatina.

Mai si sarebbe pensato che, alla fine di agosto, una tragedia come quella avvenuta avrebbe sconvolto il cammino e l’attesa dell’appuntamento che dovrebbe segnare la ripresa delle attività e il percorso futuro della comunità diocesana dopo il primo anno di episcopato, passato da Pompili in fase “osservativa”.

È con l’animo ferito che ci si accinge a vivere l’incontro pastorale che dal 9 all’11 settembre radunerà al centro pastorale di Contigliano le varie componenti della Chiesa locale: preti e diaconi, religiosi e religiose, laici impegnati nei consigli pastorali, nelle attività parrocchiali, nei gruppi e movimenti cattolici, nei vari enti e organismi ecclesiali.

Mentre nella struttura di Contigliano, collocata nella zona nuova vicino al campo sportivo, si stanno ultimando i lavori per permettere di svolgere l’iniziativa e seguirla in qualche modo anche attraverso i media (anche se l’inaugurazione ufficiale la locale parrocchia, come momento proprio della comunità contiglianese, conta di farla a fine settembre, per la festa del patrono san Michele Arcangelo), in questi ultimi giorni si stanno raccogliendo idee e proposte che le realtà ecclesiali hanno espresso.

Confermato il programma, con l’avvio nel giorno che segna, nel Proprio liturgico diocesano, la ricorrenza dell’Anniversario della Dedicazione della Cattedrale. Quale “preludio” all’incontro, la mattina del 9 alle ore 9 il vescovo Domenico Pompili presiederà in Santa Maria la concelebrazione di tale solennità, affiancato dal presbiterio e con la presenza dei fedeli che riusciranno a partecipare.

Poi, il pomeriggio, l’avvio a Contigliano, secondo il programma già fissato e illustrato nelle brochure diffuse sin da giugno in diocesi. Ovviamente, la tragedia che ha colpito una fetta della diocesi, e che ha non solo emotivamente coinvolto l’intera comunità diocesana, non potrà non incidere profondamente su quello su cui i partecipanti all’incontro si confronteranno. Non cambierà dunque il programma della tre giorni, ma in parte cambierà la prospettiva, perché nuovi scenari e imprevisti impegni, non solo sul piano pratico, si profilano per una Chiesa chiamata, quanto mai, a seguire l’esempio del suo “faro spirituale” che è san Francesco quale ri–costruttore.

Il richiamo al santo di Assisi come punto di riferimento dei tre atteggiamenti (camminare, costruire, confessare) attorno cui ruoterà l’incontro monsignor Pompili lo aveva già fatto nella lettera di invito. Il presule aveva voluto ricordare come nel convegno di Greccio del maggio scorso «ci impegnammo come chiesa locale a farci attivamente partecipi per valorizzare l’aiuto che “Francesco da Rieti” porta non solo alla nostra identità, ma al futuro della Chiesa». E quale maggior “testimonial” di un impegno di ri–costruzione di colui fu chiamato a “riparare la casa”?

Di questa ansia maggiore e di questo più incalzante stimolo a un impegno fattivo che il terremoto deve farci sentire si è parlato venerdì mattina all’incontro del clero convocato da monsignor Pompili al centro pastorale di Santa Rufina. Un raduno straordinario, in vista anche dell’incontro di Contigliano le cui tematiche, è stato detto, calzano perfettamente alla situazione che si sta vivendo.

E se il sondaggista Pagnoncelli, la sociologa Giaccardi e lo stesso vescovo Pompili offriranno i giusti input alla riflessione e alla programmazione riguardo il camminare, costruire, confessare, è evidente che quanto mai ora ci sia bisogno di mettersi in cammino verso il fratello bisognoso di tutto, ricostruire case e chiese e soprattutto confessare la speranza.

«È il cuore delle persone il paese più devastato», l’espressione più volte ripetuta da monsignore echeggiando i celebri versi ungarettiani. Abbiamo persone, ha detto oggi ai suoi preti e diaconi, che «hanno perduto i muri portanti della propria vita: i figli, i genitori, i nonni, la casa». Ma occorre ricordare che la Chiesa «non è una onlus, non è la Croce Rossa o la Protezione Civile. Il compito che spetta oggi a noi è innanzitutto quello di consolare, di essere accanto e ascoltare, di offrire una spalla su cui piangere».

Una responsabilità fortemente raccomandata dal pastore al suo clero, che venerdì ha aperto la mattinata insieme pregando il Rosario per le vittime del sisma, per poi ascoltare le toccanti testimonianze dei sacerdoti presenti nelle zone colpite.

Racconti toccanti e condivisione dei sentimenti vissuti, con un primo resoconto della situazione dei paesi distrutti e la condivisione dei primi interventi a favore della popolazione.

Ora tra i terremotati ci sono tantissimi operatori. Ma nei prossimi mesi la maggior parte se ne andranno. E toccherà alla Chiesa, sotto il coordinamento della Caritas, ha ricordato Pompili, l’impegno di farsi “prossimi” una volta che i riflettori saranno spenti.

Lazio Sette (Regione) 4 setttembre 2016 (1)

Lazio Sette (Regione) 4 setttembre 2016 (2)

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