La presunzione di credersi perfetti

Leggi e rileggi:

Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: “Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Udito questo, Gesù disse loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

(Mc 2,13-17)

Medita e rifletti:

Uno dei punti di maggior incomprensione tra i “ben pensanti” e Gesù, è il fatto che Gesù non fa distinzioni fra persone. L’atteggiamento è sconcertante, difficile da accettare. E’ un atteggiamento che sovverte una logica all’apparenza tanto evidente quanto condivisa: il Messia, il Santo d’Israele non può accompagnarsi con chiunque, col primo che incontra, col forestiero o col peccatore, con adultere o con chi collabora con l’oppressore straniero. Il Messia dovrebbe circondarsi di persone “per bene”, dovrebbe avere a che fare solo con i “giusti”, i “puri”, i “migliori”. Con essi e non con altri egli avrebbe dovuto costituire un gruppo tutto speciale, una “elite” di persone al di sopra di ogni sospetto, chiamando a raccolta il “fior fiore” della società. Solo un gruppo così sarebbe credibile e gli darebbe credibilità. Del resto, da che mondo e mondo, le cose sono sempre andate così. Cos’è questo nuovo vezzo di mettere insieme tutti senza discernimento, senza ritegno? Cos’è questa intollerabile commistione? Che poi gli scarti della società, la feccia del mondo, le persone equivoche, coloro che vengono guardati dall’alto in basso, diventino addirittura “commensali” è quanto meno inaudito, inaccettabile! L’evidente preferenza di Gesù per soggetti “poco raccomandabili” preoccupa e scandalizza le persone di “sani principi”. Ma qui emerge con prepotenza la diversa logica che anima e guida Gesù: se la salvezza è un dono di Dio, essa si rivolge a coloro che non sono in grado di conseguirla e non a coloro che siedono presuntuosi ritenendo di averla già in tasca. Lo stare a tavola di Gesù con i peccatori, se da una parte è segno di una nuova speranza offerta a tutti coloro che si sentono perduti, dall’altra è una tremenda sferzata ad ogni atteggiamento di autosufficienza e di perbenismo. Il modo di fare di Gesù non è frutto di qualunquismo confusionario, di cecità o di noncuranza nei confronti del peccato che non vuole minimamente scusare, né una sorta di colpevole e ammiccante “complicità” nei confronti dei peccatori, ma la forte e inequivocabile affermazione che il male più grande è la presunzione, che spesso diviene chiusura, intolleranza, intransigenza. A nessuno è stato affidato il monopolio della giustizia. A ciascuno, invece, è stata data la possibilità di ricevere in dono la salvezza. La linea di demarcazione tra bene e male, tra giusto ed empio, non passa tra uomo ed uomo, ma all’interno di ciascuna persona. E’ una lacerante discriminazione, non sociale, ma tutta interiore. Essa non dovrebbe generare schieramenti, gruppi, partiti, chiese, ma conversione personale.

Chissà se riusciremo a capire la lezione o continueremo, invece, a pensare che “lontano” è sempre e solo qualcun altro!

Mi capita di sorprendermi a nutrire sentimenti di discriminazione nei confronti di persone che non reputo alla mia altezza, o degne di rispetto? Quanto in me c’è del “perbenismo farisaico”?

So evitare la complicità col peccato, ma vivere la compagnia col peccatore?

Sono convinto che la linea di demarcazione tra bene e male lacera anche la mia vita, prima ancora che essere linea di discriminazione tra le persone? Credo forse di essere perfetto?

Prega:

Signore Gesù, che sei venuto a chiamare i peccatore e a guarire i malati, rendimi compagno di ogni uomo, soprattutto di coloro che il mondo reputa perduti. Le mie parole e i miei gesti non siano motivo di discriminazione nei confronti di alcuno. Fammi comprendere che tu chiami tutti, senza esclusione, a sedersi alla mensa del tuo Regno, e chiami me a condividere con gli “ultimi” il pane della terra e il cammino della vita.

Agisci:

Non giudicherò il fratello, non farò preferenze di persona. Riterrò gli altri migliori di me, a tutti saprò offrire una speranza di riscatto e un posto alla mia mensa.