Presi nella rete

Facebook, ragazzi, genitori ed educatori. Proponiamo la registrazione della relazione del Prof. Zbigniew Formella per l’incontro formativo dal titolo “Facebook, risorsa o dipendenza?” organizzato il 24 marzo 2012 dall’Ufficio della Pastorale della Salute della Diocesi di Rieti e dalla Associazione Medici Cattolici di Rieti.

La chiesa di Santa Scolastica era stracolma sabato 24. L’incontro formativo sul fenomeno Facebook organizzato dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute con l’Associazione Medici Cattolici ha suscitato grande interesse e curiosità. Non è un caso: il convegno in fondo era stato richiesto dal pubblico stesso. All’indomani di un precedente incontro sulle dipendenze dei nativi digitali, sempre organizzato dalla Diocesi, in tanti si sono rivolti a Nazzareno Iacopini, direttore dell’ufficio della Pastorale, per chiedere informazioni e approfondimenti. Quasi sempre i dubbi hanno riguardato la capacità di Facebook di insinuarsi nelle vite e nelle relazioni dei più giovani, con la conseguente preoccupazione dei genitori.

La scelta del relatore da questo punto di vista non poteva essere migliore: Il professor Zbigniew Formella, salesiano, nella ricerca universitaria si occupa dell’approfondimento del confine tra psicologia e pedagogia. È docente all’Università Pontificia Salesiana, dove, presso l’Istituto di Psicologia, tiene la cattedra di Psicologia dell’Educazione.

La sua competenza nella psicologia dell’interazione e nella relazione educativa, e la sua costante attenzione al disagio giovanile e alle nuove tecnologie, unite ad un linguaggio semplice e diretto, gli hanno permesso di entrare subito nel vivo dei problemi.

Internet e Facebook sono certamente due strumenti straordinari. Ma, come accade anche con il telefonino, occorre mantenere il controllo. Diversamente si finisce con l’essere soggiogati e manipolati proprio da quelle risorse di cui crediamo di servirci. Le tecno-dipendenze non sono meno dolorose di quelle dalle droghe chimiche, dall’alcool, dai farmaci. E il problema si sta difondendo a tal punto che già oggi esistono cliniche e percorsi terapeutici. Quando il bisogno di controllare il nostro profilo Facebook o di vedere se ci sono sms sul cellulare diventa una smania irresistibile, deve suonare un campanello d’allarme. Gli strumenti stanno diventando i padroni del nostro tempo.

Anche sul comportamento in rete don Formella ha dato qualche spunto interessante. L’universo infomatico è utile, probabilmente ormai è irrinunciabile. Ma questo non vuol dire che si possa scambiare il reale con il virtuale. Certe parole comuni su Facebook, ad esempio, vanno prese con le molle: “Amicizia”, “Mi piace”, “Condividi”, eccetera, hanno un significato diverso se usate dentro la rete rispetto al mondo reale.

L’amicizia su Facebook ad esempio, è un qualcosa quasi completamente estraneo a quella “fisica”. Nell’arco di una vita si riesce ad avere un numero ridotto di veri amici. L’amicizia implica una vita comune, la condivisione degli spazi, del cibo, del tempo. Ha bisogno di anni per consolidarsi.

Quello che su Facebook si chiama “Amicizia”, invece, addiruttura non implica neppure la conoscenza diretta. Basta un clic.

Lo stesso vale per ogni altra cosa resa a portata di mouse. Dunque occorre essere attenti, e capire bene la natura di ciò che usiamo.

La rete ha una enorme offerta positiva. Spesso è ormai indispensabile allo studio, all’approfondimento, alla vita quotidiana, agli acquisti. Non servono paure o divieti. Occorre piuttosto lavorare su se stessi e su chi ci è accanto, costruire relazioni solide e acquistare consapevolezza di sé. Un principio che vale sia dentro che fuori dal web.