Polonia: il presidente Duda blocca la riforma della giustizia contestata dalla piazza

Il Capo dello Stato ha posto il veto sulle leggi volute dal partito di governo PiS e approvate dal Parlamento. A rischio – secondo l’Ue – l’equilibrio dei poteri e la democrazia. Per l’intellettuale cattolico Nosowski, direttore della rivista “Wiez”, “sono stati oltrepassati i limiti indicati nella Costituzione”

Sono continuate nel fine settimana in molte città polacche le manifestazioni dei cittadini contro la riforma del sistema giudiziario adottata recentemente da entrambe le Camere del Parlamento di Varsavia. La riforma ha suscitato perplessità sia in seno alla Commissione europea che in altri organismi internazionali. Tanto che lunedì 24 luglio è intervenuto il Presidente della Repubblica polacca, Andrzej Duda (peraltro eletto alla massima carica dello Stato come candidato del partito al governo Diritto e giustizia), ponendo il veto sulle normative riguardanti la Corte suprema e il Consiglio nazionale della magistratura. Sir Europa ha chiesto un’analisi della situazione in Polonia all’intellettuale cattolico Zbigniew Nosowski, direttore della rivista “Wiez” d’ispirazione cristiana e copresidente della Consiglio dei cristiani ed ebrei polacchi.

Qual è il motivo delle proteste? Il partito di maggioranza Diritto e giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc – PiS) ha ottenuto il mandato a governare il Paese a seguito delle elezioni democratiche svoltesi nel 2015. È vero che – pur eletto con tutti i crismi della democrazia – alle elezioni aveva partecipato circa la metà degli aventi diritto e quindi si potrebbe calcolare che il PiS rappresenti il 20% dell’elettorato; anche se oggi, secondo vari sondaggi, il PiS gode del sostegno di circa un terzo dei polacchi. Che cosa sta succedendo allora nel Paese?
Anzitutto non dobbiamo dimenticare i restanti due terzi di polacchi… Per la prima volta in Polonia abbiamo la situazione in cui un solo partito ha la maggioranza in entrambe le camere del Parlamento e per lo più ha un “suo” presidente. Tale partito controlla quindi sia il potere legislativo che quello esecutivo. La democrazia solitamente impone a ciascuno dei poteri dei limiti volti al mantenimento di un equilibrio fra loro. In Polonia, però, il presidente del PiS Jaroslaw Kaczynski con la sua riforma organica dello Stato, assoggettando il potere giudiziario all’esecutivo ha violato il principio democratico della divisione dei poteri. A quanto pare quel principio è molto importante per un gran numero di polacchi. In questi giorni alle proteste prendono parte anche molti giovani e persone che non sono affatto sostenitori dell’opposizione.

Qual è l’aspetto più problematico della riforma del sistema giudiziario voluta dal PiS?
L’aspetto peggiore mi sembra il fatto che il Parlamento possa procedere con la sola maggioranza semplice ad eleggere i membri del Consiglio nazionale della magistratura, che è un organo definito dalla Costituzione polacca. Questo ha evidenziato il desiderio di Kaczynski di assumere un totale controllo della magistratura e del Paese. Se n’è accorto perfino il presidente Andrzej Duda…

Nelle motivazioni allegate alla riforma del sistema giudiziario polacco si legge che “nella vita sociale, oltre alle norme di diritto, funziona anche un sistema di norme e di valori non tipizzati nelle leggi ma ben radicati, provenienti dalla morale o dal sistema di valori cristiani”. E leggiamo ancora: “La Corte suprema nelle sue sentenze dovrebbe prendere in considerazione quel dualismo”. Da cattolico, qual è la sua interpretazione di queste espressioni?
Il partito di governo fin dalla sua vittoria elettorale adopera una fraseologia che noi in Polonia chiamiamo nazional-cattolica. Kaczynski ha deciso di utilizzare proprio quel linguaggio avendo  intuito le sue potenzialità in considerazione degli atteggiamenti tradizionalisti di gran parte della società polacca. Ha capito che se vuole ottenere il potere in Polonia deve adoperare proprio quel linguaggio. In qualche maniera è il contrario del famoso detto “Parigi val bene una messa”.

Non le sembra che sia stato il Pis a scatenare le proteste di strada e a provocare una sorta di conflitto nella società polacca?
E sarà proprio il Pis la vittima di questo conflitto! Sono stati oltrepassati dei limiti indicati nella Costituzione polacca che non prevede abbreviazioni dei mandati dei giudici della Corte suprema né tanto meno l’approvazione del loro mandato da parte del Guardasigilli. Questo significa che nel futuro chiunque altro potrà senza remore copiare il modo di fare di Kaczynski degradando ancora di più le istituzioni democratiche in Polonia. Va sottolineato però che la maggiore forza del governo PiS proviene dalla fragilità dell’opposizione. E non è detto che quest’ultima sarà sempre debole.