Perché noi siamo affamati di vita: il Cre-Grest a Castel Sant’Angelo

Quant’è difficile, una volta che le luci dei riflettori si sono spente, dopo aver attaccato al chiodo le scarpette da danza e gli scarpini da calcetto, e aver riposto nell’armadio la divisa e il tanto odiato fischietto, far rivivere a quanti non li hanno gustati i sapori e i colori di un’esperienza che sembra aver assunto ormai i contorni sfumati di un sogno!

Ma ecco che pian piano iniziano a riemergere i primi ricordi, le prime immagini un po’ più nitide: quel bambino biondino silenzioso – aspetta com’è che si chiamava? – e quell’altro, quel piccolo demonio, come dimenticare il suo nome! Cappellini Blu, Gialli, Rossi e Verdi che corrono da una parte all’altra del campo, ragazzi più grandi che cercano di metterli in fila, un pallone, una piscina, tempere, pizza. E cos’è quell’edificio laggiù? Una chiesa. Ma aspettate un attimo. Questo non è un sogno: questi luoghi, questi sapori li ricordo: il CRE!

Anche quest’anno infatti è tornata ad animare le calde e noiose giornate estive dei bambini e dei ragazzi della Parrocchia di San Biagio a Castel Sant’Angelo, ridente paesino incastonato tra l’azzurro delle sue acque e il verde delle sue montagne, quell’avventura iniziata il 29 giugno e terminata il 25 luglio che da ben 17 anni, grazie all’impegno amorevole delle Suore di Maria Bambina e alla giuda rassicurante del parroco Don Ferruccio Bellegante, è tra gli appuntamenti più attesi dell’estate nostrana.

Come da menù, gli oltre 120 ragazzi, tra bambini e animatori, per la prima volta provenienti addirittura dagli Usa, si sono cimentati per un mese in danze, giochi, laboratori creativi ed espressivi, tutti legati allo slogan di quest’anno “Tutti a Tavola: Non di solo pane vivrà l’uomo”.

È forse questa la sfida più dura di questo CRE 2015: far capire ai ragazzi l’importanza di nutrirsi in maniera sana, nutrirsi di Cristo.

Il cibo, si sa, rappresenta un bisogno irrinunciabile per ciascuno di noi, un qualcosa senza il quale si avverte un vuoto- il famoso buco nello stomaco- e senza il quale non si può stare; per questo nutrirsi è sinonimo del verbo vivere, perché ogni essere vivente è tale in quanto mangia: “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”, per ricalcare un celebre modo di dire.

Da qui la necessità di porre l’attenzione sulle problematiche relative all’alimentazione, come suggeriscono i vari moniti di Papa Francesco per cui “L’accesso al cibo necessario è diritto per tutti, e i diritti non consentono esclusioni”, e lo stesso tema dell’Expo, di scena a Milano, dal titolo: “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”.
Cosa c’entra tutto questo con il Cre? Forse non tutti sanno che l’immagine del nutrirsi ritorna circa 700 volte nella Bibbia. Che gioia, che emozione traspare nel racconto delle Nozze di Canaan! Quanto amore c’è in quel pane spezzato e in quel vino versato da Cristo durante l’Ultima Cena!

E è all’insegna di questa gioia e di questo amore che abbiamo deciso di vivere e far rivivere questo mese di CRE: una grande cena a cui tutti dobbiamo presenziare, portando ognuno qualcosa. E’ intorno ad un tavolo che non ci si sente soli, è condividendo lo stesso pane che ci si scopre fratelli; questo perché nutrirsi non è mai un atto solitario, ma implica necessariamente la reciprocità.

E come in ogni festa anche qui ci sono gli invitati, cioè i bambini, i servitori, in primis il Don, le Suore, poi i vari Tutor e Animatori, senza dimenticare i vari volontari, e last but not least il padrone di casa: Gesù.

È e deve essere Cristo l’essenza e la sostanza del CRE, il cibo di cui noi tutti, e i ragazzi in primis, dobbiamo nutrirci, cibo di vita eterna- “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Ciò che ci rende veramente e compiutamente cristiani, e quindi fratelli, è infatti quell’immenso atto di carità per cui Cristo si è fatto vera carne e vero sangue e si è spezzato d’amore per noi. È a questo amore che bisogna guardare per poter testimoniare, e non solo badare, ai nostri ragazzi. È un amore di cui tutti dobbiamo imparare a cibarci; un amore che sazia, ma che chiede umiltà per essere accolto e gustato. È un amore che ci dà tanto, ma ci chiede conto del nostro impegno, delle azioni fatte e soprattutto di quelle non fatte.

“Zaccheo scendi: oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc. 19, 1-10): e noi cosa vogliamo fare? Sbattere la porta in faccia a questo amore oppure impararlo a gustare?

Papa Giovanni Paolo II, ormai Santo, dice rivolto ai giovani: “Voi siete il sale della terra”; è nostro dovere quindi dar sapore ad ogni cosa che facciamo, a fare la differenza, a portare a maturazione quel lievito di vita eterna che è Cristo.

E’ questa la grande sfida che siamo chiamati a vivere e a testimoniare; siamo padri e madri, figli e fratelli affamati di vita. E l’unica vita vera è Cristo; sforziamoci di gustarlo al meglio.